Le opere di Isabel Pacini in mostra al Caffè delle Mura

La nota pittrice Isabel Pacini, belga di origine ma lucchese di adozione, dopo il grandioso debutto presso la Fondazione Banca del Monte di Lucca e la mostra personale allestita a Villa Bottini in occasione della 25esima mostra delle antiche camelie della Lucchesia (due eventi a cura di Marco Palamidessi che l’hanno immediatamente portata all’attenzione della critica e del pubblico), approda ora al bellissimo ristorante Antico Caffè delle Mura, con una significativa rassegna di quadri selezionati per l’occasione. L’esposizione, che sarà visitabile per tutto il mese di giugno, è curata dall’associazione Gli Otto Venti di Pistoia. Un sentito omaggio, floreale è il caso di dire, alle Mura e al loro Cinquecentenario.
Scrive di lei Marco Palamidessi, critico di riferimento della giovane artista: “Isabel ci pone davanti alla rappresentazione delle sue amate camelie dipinte in dimensioni macroscopiche. Un modo, il suo, di celebrare la sensualità di quel cosmo naturale, dilatando le forme per aprire i nostri occhi a qualcosa di straordinario, su cui troppo spesso manchiamo di soffermarci, per distrazione o, peggio ancora, per abitudine. Davanti a queste visioni siamo come api alla ricerca del polline, e percepiamo quei fiori come pronti ad accoglierci, quasi fossero placente di madri, o nel desiderio di ammaliarci col loro inebriante profumo, sprigionatosi per l’alchimia dei colori e delle linee. Lo sguardo indugia e si perde fra i dettagli e nell’insieme, affinché possa notare la perfezione di quei fiori, sentire l’estatico aroma che da essi pare sopraggiungere”. La pittura di Isabel Pacini nasce dal minuzioso studio proprio di questi miracoli della natura, quelle camelie che sono per lei un’inesauribile fonte d’ispirazione e motivo d’indagine. Un interesse che si rivolge a cose che solo in apparenza sono le più semplici, ma che ad uno sguardo più attento e partecipe risultano essere sorprendentemente complesse. Camelie che sono sì il dolce pretesto per penetrare la pelle della pittura, ma anche e soprattutto per specchiarsi nell’intimità del proprio essere, nella grazia di un silenzio senza tempo.