Al LuCCA “Fragile”, la mostra di Natasha Vladimirovna Yalyisheva

Una estate di eventi al museo LuCCA, con le mostre collaterali che resteranno aperte fino al prossimo 5 ottobre. Da oggi è visibile la mostra di Natasha Vladimirovna Yalyisheva dal titolo Fragile – Handle with care.
Per la realizzazione di queste opere si è avvalsa di grandi palinsesti su cui è intervenuta con nastro adesivo e pittura con l’obiettivo di esprimere se stessa, ma nel contempo di dare una lettura dell’intima natura umana e del tempo in cui vive. In realtà si tratta di una vera e propria denuncia, fatta in maniera diretta e senza sconti, che parte da una precisa base storico-politica. “Osservando le opere della Yalyisheva – sottolinea il critico d’arte Alberto Mattia Martini –, la presenza costante e preponderante di soggetti relativi alla Repubblica Popolare Cinese e al suo leader, risulta abbastanza anomala o perlomeno invita a porsi domande sulla motivazione che ha condotto l’artista a concentrarsi univocamente su tale momento storico-sociale. Immagini, emblemi di un dato e preciso momento storico, in un esatto luogo del pianeta dove sotto ‘allettanti e feroci’ sirene della Rivoluzione Culturale, si è imposta per mezzo della forza, della tragedia e quindi con la morte, un’apparente proposta di soppressione del ‘vecchio mondo’”.
Sono noti storicamente quali sono stati e sono i rapporti tra Cina e Russia, ma non sono tanto le connessioni tra questi due paesi a voler essere ripercorse o approfondite, quanto la volontà di usarle per lanciare dei messaggi sul significato del potere e sul suo cattivo uso: non sempre ciò che si impone come nuovo può portare a delle soluzioni positive, soprattutto quando si tratta di “nuove dittature” che non lasciano spazio alla libertà di pensiero e alle idee contrapposte. “Sono le parole della stessa artista – conclude Martini – a sottolineare come la sua attenzione sia rivolta ad indagare il senso e le dinamiche di potere e come esso troppo spesso si imponga con la forza, con l’inganno, ma anche simultaneamente sia manifestazione di fragilità, sinonimo di insicurezza ed inconsistenza”. Quello di Natasha risuona quindi come un deciso invito a “maneggiarlo con cura”.
In mostra anche tre opere video per tre temi che si intrecciano inevitabilmente e ci riportano ad un’amara riflessione sul mondo di oggi: 370 New World, The choir e Default riuniti per la personale del noto videoartista lucchese Marcantonio Lunardi, dal titolo Show can’t go on, a cura di Maurizio Vanni, saranno proiettati nella Sala Videoarte del Lu.C.C.A. dal 5 luglio al 5 ottobre 2014 (ingresso libero).
Frustrazione, isolamento, perdita di identità, disincanto, sconvolgimento dei valori primordiali, eccessivo e passivo utilizzo della tecnologia, omologazione verso le scelte di massa, consapevolezza dell’essere attraverso l’apparire: sono queste le sensazioni percepite da chi osserva in modo critico la quotidianità del terzo millennio. “Una prigionia non necessariamente fisica – scrive Vanni – che ci fa sentire lontani da ogni forma di cultura e, al tempo stesso, trasforma lo specchio in qualcosa che riflette impietosamente l’immagine della confusione che ci pervade. Non riusciamo a vedere oltre e la comunicazione 2.0 diventa un metadone che accentua la solitudine dell’anima. Per sentirci meno soli ci buttiamo sulla televisione, unica vera fonte di ciò che chiamiamo realtà. Lo show business è degenerato e pretende di fidelizzarci con un finto sapere facile e popolare: tutto sembra alla nostra portata e ci fa sentire importanti, ma in realtà ci sta trascinando in una dimensione di sola superficie. Perfino le arti, per poter essere considerate tali, devono fingere di provenire da un monitor”.
Che cosa deve fare l’uomo per riprendersi la propria vita? Deve ricominciare a sognare, a coltivare coscienti illusioni e a credere nel futuro? Marcantonio Lunari ci sta raccontando la favola vera della vita del qui e ora. Andiamo a cercare nelle sue immagini perché Show can’t go on.