Al Museo della Satira di Forte dei Marmi i disegni del “Marc’Aurelio”

9 luglio 2014 | 18:45
Share0
Al Museo della Satira di Forte dei Marmi i disegni del “Marc’Aurelio”

Donato al Museo della Satira di Forte dei Marmi un corpus di disegni del famoso giornale umoristico Il Marc’Aurelio. Lo rende noto il Comune spiegando che ieri in municipio la famiglia di Giulio Brunner, che fu caporedattore del giornale, ha firmato l’atto con cui dona 186 disegni satirici originali a firma di vari autori che collaborarono alla pubblicazione (edita dal 1931 al 1958), tra cui Attalo, Vighi, Castellano, Pipolo, De Seta, Coco, Danilo, Haem, Congiu e altri disegni non firmati ma attribuibili ad autori noti. Il Comune costituirà un Fondo Giulio Brunner, depositato presso il museo e provvederà all’organizzazione di una mostra ad hoc.

Giulio Brunner fu il caporedattore della parentesi fiorentina negli anni ’50 del giornale e a lui i disegnatori regalarono i disegni che ora la famiglia – Anna Del Lungo, Gianmarino Brunner e Francesco Brunner – ha deciso di donare. Il Marc’Aurelio fu fondato a Roma il 14 marzo 1931 da Oberdan Cotone e Vito De Bellis. Tra le firme che vi collaborarono Gabriele Galantara, Furio Scarpelli, Agenore Incrocci, in arte Age, Attalo (pseudonimo di Gioacchino Colizzi), Steno (pseudonimo di Stefano Vanzina), Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Giovanni Mosca, Barbara Mameli, Cesare Zavattini, Mario Bava, Walter Faccini, Simeoni, Vargas, Luigi Bompard, Fernando Sparadigliozzi (Nando), Anton Germano Rossi, Daniele Fontana, Nino Camus, Mario Camerini, Vincenzo Campanile (Rovi), Alberto Cavaliere, Augusto Camerini, Tullio Gramantieri, il futuro cineasta Ettore Scola, e il diciottenne Federico Fellini, che esordì sul bisettimanale come disegnatore satirico, ideatore di numerose rubriche, vignette, e delle celebri Storielle di Federico in più sequenze illustrate. L’uscita della rivista (usciva due volte a settimana) riscontrò subito uno strepitoso successo. Nelle prime settimane arrivò a 30-35.000 copie, mentre dal 1935 al 1940 superò le 350.000 copie. La rivista divenne un fatto di costume, i cui personaggi, come il Gagà o Genoveffa la racchia entrarono nei modi di dire della gente. Sospese le pubblicazioni nel 1943, riprendendole, con alterne vicende, dopo la Liberazione, e fino al 1955, quando passò in proprietà all’editore Corrado Tedeschi, che trasferì la redazione a Firenze, dove concluse la sua avventura nel 1958. Tedeschi si avvalse di valenti disegnatori, tra i quali Castellano e Pipolo ed Ettore Scola.