Pulitzer Cunningham parla di Ilaria e infiamma S.Francesco



“A Lucca avete il monumento funebre più bello del mondo”. Così Michael Cunningham, premio Pulitzer per la letteratura, ospite della prima delle Conversazioni in San Francesco dedicate alla bellezza ha omaggiato il monumento di Jacopo della Quercia custodito nel duomo di San Martino. Un raro esempio di bellezza scultorea che ha mantenuto nei secoli l’immagine della seconda moglie di Paolo Guinigi, morta a soli 26 anni e per cui il signore lucchese decise di commissionare l’opera ad uno dei più grandi artisti del tempo.
Proprio il tema di Ilaria del Carretto, che è anche effigie dell’intero ciclo di conversazioni, ha tenuto incollati alla sedia della ritrovata chiesa di San Francesco, proprio a pochi metri da dove sono sepolte le spoglie mortali di Ilaria, oltre 500 persone, che fin dalle 20,30 si sono messe in coda per ritirare i biglietti prenotati nei giorni scorsi al teatro del Giglio. Non solo istituzioni e rappresentanti di enti e fondazioni in platea, ma moltissima gente comune che non è voluta mancare alla prima serata organizzata dal Comitato Nuovi Eventi per Lucca, nato per valorizzare, riempiendole di contenuti, le strutture riqualificate della zona est della città. E che sono stati ripagati dalla lectio magistralis su arte e mortalità del premio Pulitzer americano, reso noto dal romanzo The Hours che, prima del suo speech, ha presentato il suo ultimo lavoro, La regina delle nevi. Non a caso un romanzo in cui si parla dell’attesa della morte, del significato della vita, in un mondo non decontestualizzato ma in senso lato “politico”. A dialogare con lo scrittore il giornalista del Corriere della Sera Ranieri Polese.
Poi la lectio magistralis, tradotta in italiano sul maxischermo, che ha alternato riflessioni alte ad esperienze personali. Sul significato dell’arte e la rappresentazione della morte, sulla rappresentazione che ogni giorno facciamo di noi e quella che rimane (per chi rimane) nei secoli. Con una conclusione che esalta il ruolo dell’artista, che racchiude in un’istante e in un’immagine una vita intera: “Gli artisti – ha detto – non sono dei, ma fino al giorno in cui Dio (ammesso che una tale entità esista davvero) non deciderà di apparire davanti a noi, sono loro i massimi esperti della nostra umanità; dei giorni, delle ore e degli anni delle nostre vite; degli stati d’animo di cui siamo consapevoli nel nostro intimo, ma per esprimere i quali dobbiamo affidarci ad altri”.
Si chiude così, fra gli applausi e qualche autografo richiesto dal pubblico la prima serata delle conversazioni, accompagnata dai musei nazionali aperti fino alle 24 e con un percorso artistico intitolato Languir d’amore. Il prossimo appuntamento è per il 27 settembre, alle 21, quando si parlerà di poesia con la selezione di testi di Giuseppe Conte e la voce di Alessio Boni. E la cultura alta continuerà ad occupare le serate del San Francesco.