I Macchiaioli e la modernità, mostra al Lucca Museum



“Il silenzio prima del tumulto. Un silenzio che non è noia, ma riflessione”, spiega Stefano Cecchetto, co-curatore della mostra Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangelo. Ribelli si nasce. Una riflessione fatta di quotidiano che, tra la metà e la fine dell’Ottocento, avvia quella non-corrente di pittori uniti dalla voglia di sperimentare. “Pur con una grande preparazione accademica – precisa il curatore Maurizio Vanni – hanno scelto di andare in campagna, per studiare, guardare e capire. Prima di agire. E’ una lucida passione ri-evoluzionaria quella che ha condotto gli artisti a credere di poter mutare il futuro del Paese assegnando alla cultura un ruolo decisivo. I macchiaioli, da testimoni del proprio tempo, decisero di scendere in arena, rinunciando a sogni e coscienti illusioni, per diventare artefici del proprio destino.
La mostra Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangelo. Ribelli si nasce, a cura di Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto, che sarà aperta al LuCCa da domani (21 novembre) al 6 aprile, nasce proprio da questo presupposto: rivedere il movimento dei macchiaioli alla luce della loro modernità, del loro essere ribelli alle regole accademiche e a ogni convenzione. I macchiaioli sono per la prima volta in mostra a Lucca. Tra i pezzi, un paesaggio toscano che partecipò alla prima Biennale di Venezia.
“In un momento di crisi di identità – scrive il co-curatore Maurizio Vanni -, crediamo importante analizzare un movimento che ha cercato di cambiare il mondo e le sorti del proprio Paese, anche attraverso la cultura. Un progetto, più che una mostra, pensata per far ri-emozionare le persone”.
Scriverà Telemaco Signorini, una delle figure più rilevanti del gruppo, nel 1889 ne “Il Gazzettino delle Arti e del Disegno”: “Sapete, secondo noi, l’arte grande qual è? È quella che esige dall’artista non cultura storica né talento immaginativo, ma osservazione coscienziosa e esatta delle infinite forme e caratteri di questa natura che vive contemporaneamente a noi”.
L’approccio verso il cambiamento e il desiderio di non rimanere indietro rispetto alle evoluzioni culturali di altri Paesi ha animato questo gruppo di pittori a partire dal 1856 quando a Firenze i giovani artisti che frequentavano il Caffè Michelangiolo di via Larga – punto di ritrovo vicino all’Accademia di Belle Arti – percepirono la necessità di confrontarsi con i colleghi europei, in particolare con i francesi.
La mostra, prodotta da Mviva con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Lucca, Comune di Lucca, Opera delle Mura di Lucca, Camera di Commercio Lucca, Assindustria Lucca, Confcommercio Lucca, Confesercenti Lucca e con il supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca e Gesam Gas&Luce, ripercorre le fasi della nascita e dell’evoluzione del movimento rileggendolo con un’ottica alternativa e attuale attraverso 40 capolavori di artisti tra cui Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Giovanni Boldini, Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Vito D’Ancona, Raffaello Sernesi provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private. Lavori dipinti dal vero da cercatori di luce e di verità, di colori e di vita vera, che anteponevano la sperimentazione artistica al proprio interesse e che riscriveranno la storia del secondo Ottocento italiano. “Ribelli si nasce quindi – sottolinea il co-curatore Stefano Cecchetto –, per impeto, per passione, ma anche e soprattutto per un effetto della ragione. Questi artisti, dopo aver intuito in maniera limpida la visione della realtà, hanno saputo restituirla attraverso sottilissime reazioni che dichiarano una lungimirante modernità”. Tra le opere in mostra anche il dipinto di Giuseppe Abbati “Interno di campanile” proveniente dai Musei Civici Fiorentini, che sarà visibile per la prima volta dopo il restauro finanziato interamente dal LuCCa – Lucca Center of Contemporary Art. “In un momento seppur economicamente difficile – sottolinea Angelo Parpinelli, presidente della Fondazione Lucca Museum onlus – credo che tra i doveri di un museo ci sia anche quello di contribuire a riportare all’originario splendore capolavori danneggiati dal tempo. La vera arte non ha età e riapprezzare un’opera restaurata significa farla rinascere e fruire quasi come fosse stata appena creata. Eravamo qui, per la prima mostra, 5 anni fa. In mostra c’erano anche due opere di Kandinsky e un ragazzo mi chiede: ma sono proprio vere o sono falsi? Ecco, questo è quello che vogliamo: portare l’arte vicino alla gente, così che possa essere per tutti e non solo per chi può permettersi di viaggiare”.
“In 5 anni – aggiunge Vanni – in questo quartiere sono stati aperti ristoranti, gallerie d’arte e negozi. Il quartiere, ma anche la città, viene ridisegnata attraverso la Cultura. Anche grazie a partnership con aziende private come la Gesam, noi siamo in grado di autosostentarci. Di Cultura si vive e con la Cultura si mangia”.
“Un’opportunità importante per il nostro territorio – l’ha definita l’assessore provinciale Luigi Rovai – che ha avuto contatti con i post macchiaioli. Questo stile di pittura fa parte della nostra storia ed è uno dei tasselli per il rilancio e il rinnovamento della città”.
Tra i prossimi eventi in programma, LuCCa ha in programma di alternare la grande fotografia del ‘900 con mostre su De Chirico, Morandi e il Futurismo. “Da raccontare in modo dolcemente impertinente”, precisa Vanni.