Orlando Furioso, la recensione di Greta Coturri sull’ultimo incontro degli Amici del Machiavelli

14 gennaio 2015 | 14:26
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Orlando Furioso, la recensione di Greta Coturri sull’ultimo incontro degli Amici del Machiavelli

Dopo la pausa del mese di dicembre, si riaprono le porte dei saloni monumentali della biblioteca statale di Lucca per il consueto appuntamento del lunedì dedicato alla lettura dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. L’iniziativa conta sempre un pubblico numeroso, e in questo caso un riscontro positivo soprattutto tra i giovani. L’introduzione ad opera del professor Berto Corbellini Andreotti è stata seguita dall’interpretazione della giovane Sara Bertolucci.

I canti protagonisti di quest’oggi (12 gennaio, nder) sono il XVIII ed il XIX, che trattano uno degli episodi più celebri e conosciuti del Furioso, collocato proprio nella sezione centrale del poema: quello di Cloridano e Medoro, umili soldati saraceni, posti sotto la guida del re Dardinello, e grandi amici molto legati fra loro ma diversi per età e temperamento. Il più giovane è Medoro, adolescente sognante dalla rara bellezza; l’altro è Cloridano più adulto e dalla morale mondana, facilmente trascinabile dall’amico ma per il resto fedele al legame indissolubile che li unisce. In questo scenario cupo e notturno della Parigi dell’epoca, segnato dal sangue e dai lamenti, in cui maturano sentimenti di vendetta, prevale l’amicizia, anche nei momenti peggiori, e li rende complici nell’impresa di recuperare il cadavere del loro re, caduto durante la battaglia di Parigi.
Berto Corbellini Andreotti si sofferma sul tema amoroso, che si manifesta in Medoro e Angelica, nella profonda dedizione al signore e nell’amicizia pronta a qualsiasi sacrificio, e sui confronti con i classici, citando la Tebaide di Stazio e l’Eneide virgiliana, ma anche Dante e persino Emilio Lussu di Un anno sull’altipiano.
Corbellini infine sottolinea l’intenzione dell’autore di mitigare la brutalità degli eventi mediante un tono comico-realista, dando modo al lettore di sorridere, dimenticandosi le atrocità e gli orrori della guerra.

Greta Coturri