Gli studi dei pittori lucchesi spalancano le porte al Fai




Come a suo tempo preannunciato, il Fai di Lucca-Massa Carrara ha organizzato, di concerto con i pittori lucchesi Riccardo Benvenuti, Roberto Fontirossi, Antonio Possenti e Maria Stuarda Varetti una serie di incontri dedicati alle arti figurative. Un’idea, un desiderio da tempo maturato e coltivato dalla capo delegata Faidi Lucca-Massa Carrara, Maria Talarico che è riuscita a convincere gli artisti lucchesi ad aprire i loro studi per consentire agli iscritti dell’associazione di soddisfare ed animare la loro curiosità di come, dove e quando nasce un ‘opera d’arte figurativa. E così, oggi (21 febbraio) si è tenuto il primo degli incontri allo studio del pittore Roberto Fontirossi in piazza S. Quirico a Lucca.
All’evento hanno partecipato, oltre a Maria Talarico, una delegazione di iscritti che hanno avuto modo e possibilità di conoscere il mondo variegato della pittura di Fontirossi ma, soprattutto, visitando lo studio di “respirare” un po’ dell’intimo creativo musa ispiratrice delle sue opere.
“Roberto Fontirossi – come ha rilevato il professor Paolo Levi -, in cinquanta anni di serio lavoro figurativo, si è trovato spiazzato, lui come altri, di fronte a un susseguirsi di avanguardie che sono state determinanti sullo scenario italiano ed estero. Pittore di tradizione, è quindi artista fuori dell’ufficialità, il che non è poi così grave, anzi, va tutto a suo merito. La sua cultura ha lontane radici nella pittura fiamminga, quella a cui lo stesso George Grosz si è indirettamente agganciato nei primi decenni del Novecento. Roberto Fontirossi è quindi figlio di un passato, dove la condizione umana era narrata visivamente come società attiva, curiosa, variegata, ludica, ma anche sofferente e insofferente; è pittore che approfondisce le situazioni immaginifiche in cui si muovono i suoi protagonisti, della cui natura genuinamente popolaresca è sicuramente innamorato; essendo tuttavia consapevole della sostanziale solitudine dell’uomo moderno, preferisce raccontarne le vicende in chiave grottesca piuttosto che drammatica, anche se dietro queste sue composizioni si avverte, a ben vedere, il sapore amarognolo di un sottile sarcasmo; soprattutto, da queste sue visioni, si sprigiona l’intelligenza poetica di un autore tragicomico, capace di percepire, malgrado tutto, l’essenza segreta del gusto di vivere”.