La Grande Guerra oggi: Leonardo Cecchi racconta l’incontro in sala Tobino

Venerdì (13 marzo) nella cornice della sala Mario Tobino, nel palazzo Ducale di Lucca, si è tenuto il secondo incontro del ciclo Cento anni dopo: la Grande Guerra oggi.
Il secondo argomento, La cultura dell’interventismo, è stato presentato al pubblico dal professor Paolo Buchignani dell’Università Dante Alighieri di Reggio Calabria.
Buchignani ha iniziato fornendo precise informazioni circa la nascita del movimento interventista, le cui radici affonderebbero nell’unità d’Italia. Nato dal mito del risorgimento, tradito e incompiuto per la mancata fondazione di un repubblica democratica, e come critica alle classi dirigenti, si sviluppò successivamente come un movimento radicale e totalitario, animato da intellettuali e persone appartenenti al ceto medio, caratterizzato da un profondo odio verso la modernità e verso le istituzioni. Dopo aver forzato l’entrata italiana nella Grande Guerra, il movimento ottenne la rappresentanza in Parlamento, e nei primi anni ’20 assunse quella natura populista ed elitaria che, come è tristemente noto, porterà alla dittatura fascista. Fu, infatti, Mussolini il primo a mettere in pratica le ideologie maturate all’interno della cultura interventista, come la repressione delle opposizioni, lo sprezzo verso altre forme di pensiero e l’esaltazione dei valori morali e dei valori della patria: ideologie che saranno alla base delle politiche adottate anche dai successivi Stati totalitari.
In conclusione, l’interventismo viene proposto come l’elemento cardine della storia europea, in quanto origine e incubatrice delle idee totalitaristiche ed elitarie tipiche delle nazioni che si combatteranno nel secondo conflitto mondiale. L’interventismo quindi rientra di diritto fra i movimenti culturali che hanno cambiato il volto dell’Europa moderna e di cui a tutt’oggi scontiamo le conseguenze. Alla fine della conferenza è stato comunicato l’argomento del prossimo incontro: Dalla neutralità all’interventismo nella provincia di Lucca.
Leonardo Cecchi