L’ironia di Benni fa il pieno a Palazzo Ducale

24 marzo 2015 | 12:41
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L’ironia di Benni fa il pieno a Palazzo Ducale
L’ironia di Benni fa il pieno a Palazzo Ducale
L’ironia di Benni fa il pieno a Palazzo Ducale
L’ironia di Benni fa il pieno a Palazzo Ducale
L’ironia di Benni fa il pieno a Palazzo Ducale

Uno Stefano Benni irriverente e senza peli sulla lingua quello che ieri (23 marzo) nella Sala Ademollo di Palazzo Ducale ha divertito il pubblico con l’inconfondibile ironia che tanto ha reso famosi i suoi libri. Atteso ospite di apertura del Lucca Teatro Festival, rassegna di spettacoli, workshop e incontri dedicati ai ragazzi che fino al 29 marzo animerà la città, organizzata da La Cattiva Compagnia in collaborazione con il Teatro del Giglio, Provincia e Comune di Lucca con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca nell’ambito del progetto f-Under35 e della Fondazione Banca del Monte di Lucca e il patrocinio di Expo Scuola, Benni, affiancato dalla brava e giovane attrice Dacia D’Acunto, ha omaggiato il pubblico presente con la lettura di due racconti estrapolati dalla sua raccolta pubblicata nel 1987 Il bar sotto il mare: I quattro veli di Kulala, letti e intrepretati dalla D’Acunto, e Il pornosabato dello Splendor, letto dallo stesso Benni. Introdotto da Cataldo Russo, lo scrittore scherzosamente avverte subito il pubblico in sala che la seconda lettura sarà riservata a un pubblico solo adulto: “Sarà porno e piena di parolacce. Perciò chi non è d’accordo meglio che si alzi subito”.

I due interpreti non deludono l’attesa del pubblico dando vita con la loro bravura ai racconti scatenando non pochi momenti di ilarità in sala.  
Dopo le letture c’è spazio per discutere di temi come l’immaginazione e se ancora oggi ci sia la capacità di immaginare in questi tempi di crisi e come teatro e internet siano o meno strumenti utili a stimolare la fantasia, senza risparmiare battute su politici e una critica al teatro cosiddetto d’avanguardia.
“L’immaginazione è un dono che abbiamo tutti, non solo gli scrittori o attori – esordisce Stefano Benni – tutti abbiamo una grande immaginazione. Infatti, tutti diciamo bugie.
Oggi con internet consumismo molti effetti speciali ma abbiamo un po’ smesso di immaginare noi. Consumare immaginazione non vuol dire crearne. L’immaginazione esiste ancora. Internet aiuta l’informazione non l’immaginazione. La rete può essere il primo passo per informarsi ma poi è necessario andare in profondità leggendo libri o guardando film”.
Benni parla poi dell’atteggiamento che gli adulti hanno oggi verso i bambini, proprio riguardo alla perdita, in molti casi, della capacità dell’adulto di stimolare la fantasia e l’immaginazione nei più piccoli.
“Molto spesso la famiglia e la scuola sono i luoghi dove uccidiamo l’immaginazione dei bambini. Però per fortuna molti di loro si salvano, anzi, spesso ci contagiano. I bambini sono onnivori, noi crescendo perdiamo questa fame. Io però non sono pessimista.”
Ma l’immaginazione non è solo luce, è anche oscurità, avverte lo scrittore. “È la possibilità di avere più strade, cosa scegliere, che paure avere ecc. Questa è la battaglia che ognuno fa immaginando. E nessuno la perde. Non lasciate i bambini da soli quando vi confessano una paura, è lì che nascono in loro i mostri”.
La discussione cade poi sulla capacità del teatro di essere ancora oggi uno strumento valido per alimentare la fantasia.
“Il teatro per me è raccontare – commenta lo scrittore – ogni tipo di teatro ha una sua magia, ce ne sono tanti. Io sono più affascinato dal teatro di parola, di monologhi. Oggi il teatro a volte non stupisce più perché siamo in un periodo in cui c’è la tendenza da parte dei produttori a fare solo quelle cose che secondo loro funzionano. Nasce un po’ tutto dalla sindrome televisiva. Ma l’arte da quando è nata è nata dalle minoranze che poi potevano diffonderla agli altri.
Carmelo Bene, Paolo Poli e altri hanno avuto il coraggio di fare cose nuove, sono stati i primi a fare quello che hanno fatto e non sono partiti con un grande pubblico ad assisterli. È difficile”.
In riferimento ai bambini Benni dice che “sono un pubblico straordinario. Anche nel partecipare, improvvisano. E se li vuoi costringere a fare troppo quello che vuoi tu, ti mandano a quel paese”.
“Il teatro è il mezzo per stimolare l’immaginazione per eccellenza essendo così povero di mezzi e totalmente metaforico rispetto al cinema – interviene l’attrice Dacia D’Acunzo”.
Invitato da una domanda in sala, Benni si lascia andare ad un commento sulle opere del poeta e saggista T.S. Eliot: “Lui ha capito che quello che c’era da fare per la modernità era tenere insieme in una poesia tutta la storia della letteratura e della religione attraverso il mito. Ogni giorno possiamo ritornare al grande mito e attraverso quello vedere il quotidiano. Questo è quello che possiamo fare con la grande poesia. Elliot è il più musicale che si sia mai visto. È veramente jazz”.
Cataldo Russo invita infine il pubblico ad aprirsi anche a generi diversi. “Ad esempio – conclude – non è detto che il teatro per bambini sia solo per bambini”.

Lucia Franceschini