The Imago, prima “definitiva” all’Eden. Parla il regista

9 aprile 2015 | 17:16
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The Imago, prima “definitiva” all’Eden. Parla il regista

Cresce l’attesa a Castelnuovo e in tutta la Valle del Serchio per l’appuntamento di domani (10 aprile) al cinema Eden dove verrà proiettato il film del regista lucchese Emiliano Galigani, The Imago, nella sua versione definitiva.
La storia narrata in The Imago è quella dell’imputato 47, al secolo Charles Dee: un insegnante di matematica, la cui passione per la fotografia si trasforma in una mania, una droga, e che si trova inspiegabilmente di fronte a tre giudici. Ambientato in Inghilterra alla fine del diciannovesimo secolo e interamente recitato in lingua inglese, The Imago – Niente è come sembra parla del primato della vista e dell’arte come droga. Gran parte delle ambientazioni sono proprio in Valle del Serchio.

“Raccontare una storia come Imago – dice Emiliano Galigani – è stata per me prima di tutto un atto di coraggio perché ero consapevole fin da subito che il tema centrale e lo stile che avrei voluto utilizzare dal punto di vista della regia sarebbero stati per così dire “impegnativi”. Ma cosa c’è di più entusiasmante che esplorare territori sconosciuti? Il sottofondo della storia è un ovvio riferimento alla vicenda di Charles Dodgson che quasi tutti conoscono meglio con lo pseudomino di Lewis Carroll. Il mondo fantastico e immaginifico della fotografia ai suoi esordi era già di per sé un mondo ignoto nel quale perdersi e ritornare al principio di un processo che oggi abbiamo assorbito quasi fisiologicamente, nel senso che lo stesso nostro sguardo si comporta come una macchina fotografica. L’integrazione di questa, nei supporti che ogni giorno utilizziamo ha cambiato il concetto stesso di “osservare”. Mi attraeva quindi calarmi nei panni di qaunti hanno visto il miracolo del “fermo immagine” per la prima volta. Alla fine del 1800 la rivoluzione culturale della fotografia consentiva di affermare che un “fatto” era realmente accaduto in quel momento preciso e rimaneva inquivocabilmente una testimonianza della vita. Dirò di più: l’illusione stessa di poter ingannare il tempo e fermare lo scorrere degli eventi. E’ ovvio che tutto questo aveva bisogno di atmosfere originali, storicamente credibili. Il grande lavoro di ambientazione e di fotografia hanno reso possibile questa illusione”.
“Concludendo – chiude ancora il regista – e per fare un breve riferimento allo stile delle riprese, sono frutto della mia convinzione che realmente si tratta di comunicare ad un livello “altro” che certamente fa parte di un complesso sistema fatto di suoni, musica, recitazione e quindi immagine e movimento della stessa. Tutto per raggiungere l’effetto di rendere emozionante “un momento”. Il cinema è “emozione” e questa si sente tangibile nella sala cinematografica che i francesi amano chiamare théâtre per l’idea di condivisione che nasce tra il pubblico. Un esempio col quale vi lascio: mi è capitato di veder applaudire un attore nella scena di un film… quasi potesse ascoltare gli applausi”.
“Potrei cominciare – commenta invece il produttore Edoardo Marazita – con “realizzare Imago ha rappresentato una sfida…” ma di sfide ne affrontiamo già svegliandoci ogni giorno, quindi lasciatemi lanciare una modesta provocazione: produrre Imago ha significato dimostrare che si possono realizzare film indipendenti con una grande ambizione. Si tratta solo di pianificare bene il tempo e avere un team determinato e coeso. Gran parte della troupe è rappresentata dall’organico stabile di Metropolis Produzioni. Persone che vivono ogni giorno la passione cinema con impegno ed entusiasmo e non vogliono fare altro! Con una struttura così è possibile pensare di affrontare l’avventura di un film ricco di ricostruzioni ambientali, in lingua inglese con attori inglesi e costumi d’epoca. Solo un piccolo accenno a questi ultimi: sono stati noleggiati in quello che definirei il tempio della costumistica italiana, Annamode Roma. Un vastissimo luogo del cinema che vanta produzioni storiche italiane e che ha vestito Sophia Loren e Mastroianni per dirne alcuni. E’stato possibile collaborare con loro perché ci siamo trovati sull’emozione di fare cinema, ci hanno riconosciuti appassionati e si sono adeguati alle nostre risorse finanziarie. Quando c’è un progetto profondo, si vede e si percepisce. Imago è molto più di un film. E’ un modo di pensare la produzione cinematografica indipendente che non vuol dire senza soldi, ma capace di scoprire nuove possibilità, libera da compromessi di comodo e diretta al nuovo. Essere al fianco di Galigani in qualità di produttore mi ha dato finalmente la possibilità di esprimermi come produttore. Non c’è nulla di strano nel dire che un produttore si esprime. Scegliere un film e condividere l’idea del regista è la più esaltante delle esperienze perchè si ha la possibilità di dichiarare che la creatività è un valore e va difesa ad ogni costo. Un produttore dovrebbe essere le ali sulle quali vola il regista. Solo così posso dire che Imago è il mio film”.