Una Birmania nascosta nelle fotografie di Carolina Sandretto

9 aprile 2015 | 12:08
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Una Birmania nascosta nelle fotografie di Carolina Sandretto

Burma ovvero Birmania, questo è il titolo della mostra delle 16 fotografie di Carolina Sandretto che raccontano una Birmania nascosta. Sarà l’occasione per vedere delle immagini di una Birmania inedita, raccontata da una giovane fotografa che da anni svolge un ruolo importante nella rappresentazione di un nuovo paesaggio antropologico, documentando nuove realtà che si stanno definendo nel mondo di oggi. Nella mostra promossa da Progetto Vitalità che aprirà al pubblico (su appuntamento, scrivendo a info@progettovitalita.it ) da lunedì 13 aprile fino a lunedì 11 maggio saranno visibili 16 lavori di Carolina Sandretto foto e video che documentano la vita dei monaci e dei pescatori della Birmania.

“La Birmania è uno dei paesi più interessanti e complessi che io abbia visitato nei miei viaggi. Ho deciso di documentare la vita dei monaci, che hanno avuto un ruolo di garanti della religione e di forza politica attiva, visitando diversi monasteri e osservando la loro vita di tutti i giorni. Vivere in mezzo a loro è stato un grande privilegio e un regalo. Ero curiosa di vedere come si svolgevano le loro giornate scadenziate dai riti religiosi; volevo fotografarli così come sono, persone molto speciali che si trovano al limite tra la condizione di esseri umani e la beatitudine. I monaci ora hanno abbandonato la partecipazione politica e sono tornati al loro ruolo religioso e a custodire le tradizioni di un paese ora pieno di promesse per il suo futuro”. Artista colta e viaggiatrice attenta ai cambiamenti e alle evoluzioni tanto da poter parlare del suo lavoro come una precisa e coinvolgente descrizione di un paesaggio antropologico, in queste foto ci presenta una Birmania inedita e riesce a catturare il nostro sguardo con foto precise e inaspettate.
E sempre Maria Carolina Sandretto scrive: “Sono arrivata alla fotografia grazie al mio interesse per la politica internazionale, per capire, testimoniare, raccontare. Il libro che mi è spesso vicino in questa conversione continua di fatti in immagini è ‘In viaggio con Erodoto’ di Ryszard Kapuściński. Ogni romanzo letto mi ha saputo regalare nuovi repertori fotografici a cui attingere come preziosa fonte di ispirazione per nuove inquadrature e scatti. Sì, per me ogni parola scritta si traduce subito in una sorta di referente visivo e ogni scrittore, in fondo, è come se mi avesse fornito vere e proprie sequenze, che in un modo o nell’altro hanno influenzato il mio modo di fare fotografia. Ryszard Kapuściński però resta un punto di riferimento costante”.