Calaf incanta e fa il bis, ovazioni per Turandot di Casolla

26 luglio 2015 | 10:08
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Calaf incanta e fa il bis, ovazioni per Turandot di Casolla

La Principessa di ghiaccio scioglie il pubblico del Gran teatro Puccini. La prima di Turandot, gradito ritorno sul palco di Giovanna Casolla, è un successo. Nessuna sbavatura in una interpretazione che la soprano possiede ormai da venti anni, in una sorta di immedesimazione sognante. Lei stessa lo ha detto alla vigilia dello spettacolo, e la voce non le è mancata. Mai gridata, in una esecuzione molto classica. Forse è anche per questo, tuttavia, che qua e là Alida Berti, nel ruolo di Liù così ben interpretato, le ruba la scena e al termine le sottrae anche i fiori, che il pubblico lancia sul palco solo per la piccola schiava che si sacrifica per amore di Calaf. Lui sì che è il protagonista indiscusso: Rudy Park, tenore coreano, ha dei polmoni d’acciaio. Lo si capisce in un crescendo che dal primo atto arriva finalmente alla più attesa Nessun Dorma. Scroscio d’applausi dopo la prima esecuzione e il pubblico chiede il bis, subito accontentato.

La regia, i costumi e le scene ispirate all’Art Nouveau, firmate da Angelo Bertini, sono nella concezione molto classiche, ma rivisitate con un gusto per l’innovazione, che in qualche caso proietta personaggi (e pubblico) in una atmosfera onirica, come nel Nessun Dorma. Non si può poi tacere di Ping (Niccolò Ayroldi), Pang (Gregory Bonfatti), Pong (Orfeo Zanetti): riescono a farsi protagonisti di una storia nella storia e con le loro voci a conquistare il pubblico che anche se non ha riempito il teatro come per il via con Tosca, è stato caloroso e alla fine ha premiato l’esecuzione con una standing ovation. Presenti alla prima anche rappresentanti di istituzioni e autorità, tra cui, immancabile, il sindaco Giorgio Del Ghingaro, molto soddisfatto per come è partito il Festival: “L’apertura con Tosca è stata davvero straordinaria – ha commentato –, un’opera con una scenografia minimalista e un’esecuzione impeccabile, che ha riempito il teatro intero”.

Roberto Salotti