A Photolux Bettina Rheims e la vita di Cristo per immagini

La protagonista d’eccezione più attesa per la Photolux Night di questa sera, Bettina Rheims, si è raccontata questa mattina (28 novembre) alla biblioteca Agorà, rivelando i retroscena della sua opera Inri, realizzata insieme a Serge Bramly. “Quando mi hanno parlato del progetto – ha raccontato – sono stata molto felice di poter esporre la mia creazione in Italia per prima volta. Con Serge abbiamo iniziato a lavorarci nel 1998: l’idea originale era quella di rivisitare la fotografia in chiave contemporanea per raccontare la storia di Cristo dall’annunciazione di Maria alla crocifissione e resurrezione, attuando una trasposizione delle vicende ai giorni nostri e chiedendoci cosa farebbe, come sarebbe e come andrebbe a concludersi la sua storia. La contaminazione fra arte e religiosità- ha spiegato- era all’ordine del giorno fino alla secolarizzazione avvenuta in seguito alla rivoluzione francese. Noi non siamo cattolici, ma non abbiamo inventato niente, ci siamo attenuti ai passaggi della Bibbia, facendo ricerche approfondite anche attraverso il dialogo con alcune autorità religiose”.
L’opera Inri è composta da circa 150 fotografie, ma per la biennale ne sono state selezionato 40, raffiguranti le tappe più significative. Bettina ha chiarito le motivazioni che l’hanno portata a scegliere un tema sacro pur non essendo credente.
“Ogni passaggio – ha detto – è rappresentato nella Bibbia, noi abbiamo solo deciso di riprenderlo per ambientarlo nella società moderna. Per un artista non si tratta tanto di un progetto, quanto di un soggetto: quella di Cristo è indubbiamente la più bella storia del mondo, una storia universale con cui tutti possono relazionarsi e su cui molti artisti prima di noi si sono interrogati, anche senza frequentare la Chiesa. Ho molto rispetto per chi crede in qualsiasi religione e in parte provo invidia nei loro confronti perché hanno la speranza di poter riabbracciare le persone care. Io credo in diverse cose: negli esseri umani, in molti aspetti terreni, ma non in un Dio. Forse speravo che lavorando a questo progetto anch’io avrei potuto iniziare a crederci”- ha ironizzato. L’anteprima dell’opera è uscita a Berlino, per poi spostarsi a Parigi, in Polonia e in quasi ogni angolo del mondo. “Esporre in Italia era il mio sogno – ha dichiarato- sono stata felicissima quando mi hanno proposto di farlo perché insieme alla Spagna era l’unico Paese in cui non avevo ancora avuto occasione di presentare la mia arte. Si è trattato di un lavoro a 4 mani, uno shooting fotografico di 6 mesi, con locations differenti, un cast e uno staff corposo: è stato come produrre una sorta di piccolo film”.
Sulla scelta del casting i due artisti avevano un’idea chiara sin da subito: “L’intento era quello di uscire dal cliché del cristo biondo con gli occhi azzurri – ha spiegato – ci piaceva rappresentarlo come chiunque di noi, infatti abbiamo dato vita a più di 100 cristi diversi. Il tipo di composizione di ogni immagine si ispira agli studi classici del Quattrocento”.
Come è noto, il soggetto principale delle sue opere è la figura femminile, ma a detta dell’artista non si tratta di una scelta calcolata: “Non saprei dare una risposta al perché preferisco fotografare la donna- ha affermato- ho fatto diversi studi anche sul gender, ma questo è sempre stato il mio personaggio principale, forse perché lo sono anch’io. Ogni artista ha un suo soggetto ideale: è come il pezzo musicale che riesco ad eseguire meglio”. Prima dell’appuntamento di questa sera, che si terrà nell’Auditorium di S.Romano, alle 21, questo pomeriggio, alle 16,30, sarà possibile intraprendere una visita guidata alla mostra in compagnia della stessa Bettina Rheims.
Jasmine Cinquini