“Traviata, requiem per una sgualdrina” al teatro Colombo

“Perché ci siamo solo noi due e nel mondo ci sono tutti gli altri…”. E’ con questo frammento di Ernest Hemingway tratto dal suo romanzo Addio alle Armi, proprio nel centenario dall’inizio della prima guerra mondiale, che nasce la prossima Stagione Teatrale 2015 – 2016 del Teatro Colombo di Valdottavo, sotto la Direzione Artistica del musicista –compositore Silvio Bernardi, iniziata lo scorso 12 novembre.
Venerdi 4 dicembre la stagione prosegue con Traviata, requiem per una sgualdrina.
Un monologo a due voci questa inedita Traviata, per la regia di Manuel Renga prodotta da Chronos3 di Milano, due voci, il canto disperato del soprano Anna Righettini e il racconto senza fiato dell’attrice Chiara Anicito che si rincorrono, si commentano, si sormontano scivolando lentamente verso il fango. Le parole dell’opera verdiana, del romanzo di Dumas insieme alle più famose Arie accompagnate al pianoforte da Claudio Gay, verranno riscritte, reinterpretate fino a giungere a questa nuova visione del racconto, di questa fiaba nera e notturna, per la drammaturgia di Tobia Rossi, costumi Nicole Leonardi, consulenza scene Michele Ciardulli, regia tecnica e luci Marco Alba. E’ la storia del richiamo della morte; Margherita/Violetta compie una graduale inesorabile discesa nell’abisso, la vediamo risucchiata dal gorgo fin da subito, incatenata al suo destino. Le pallide e imbelli figure maschili che le stanno intorno contribuiscono alla sua fine, il mondo attorno a lei la corrode, la divora. Se si accarezzano oggi il romanzo di Dumas e il melodramma di Verdi, oggetti di culto e anche di lusso, cimeli della cultura occidentale, quello che più risuona rispetto a noi è il disegno del Mondo, come un grande e spietato tritacarne che ingurgita le persone, le mastica e le digerisce, polverizza ogni possibilità per l’amore di affermarsi.
C’è passione, c’è un amore disperato, c’è violenza nel mondo di Violetta, c’è tutto il melodramma verdiano che esplode all’ennesima potenza. Un monologo a due voci questa Traviata, due voci (un canto disperato e un racconto senza fiato) che si rincorrono, si commentano, si sormontano.
Due donne. Una moderna Violetta, alle prese con la vita, il lavoro, l’amore, la malattia, sarà accompagnata invece da una Violetta barocca, classicheggiante, una cantante costretta dalla vita a interpretare sempre e comunque la superficie leggera e godereccia della Traviata che tutti conoscono, ormai pantomima e fantasma di sé stessa. La condanna alla rappresentazione. La disperata ricerca dell’apparire. La mercificazione del corpo e dell’anima. E infine l’amore, di cui c’è tanto bisogno.