Va in onda la fiction su Boris Giuliano, ucciso dalla mafia

18 maggio 2016 | 12:05
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Va in onda la fiction su Boris Giuliano, ucciso dalla mafia

“Boris Giuliano fu il vero nemico della mafia. Aveva capito la mafia e la mafia lo aveva capito e compreso che l’unico modo per fermarlo era quello di ucciderlo”. E’ stato un ricordo personale e commosso quello del presidente del Senato, Piero Grasso che stamane ha tratteggiato la figura del vice questore Capo della Squadra Mobile di Palermo, e padre dell’attuale questore di Lucca, Alessandro Giuliano, e che venne assassinato dalla mafia in un agguato nel 1979, presentando alla scuola superiore di Polizia a Roma la fiction della Rai a lui dedicata: “Boris Giuliano, un poliziotto a Palermo” che verrà mandata in onda lunedì 23 e martedì (24 maggio). 

Un evento al quale hanno preso parte, tra gli altri, il capo della polizia prefetto Alessandro Pansa, il prefetto di Roma (che proprio domani prenderà ufficialmente il posto dello stesso Pansa) Franco Gabrielli, il presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, i vertici Rai, il regista e il cast del telefilm. Il presidente Grasso ha ripercorso il tratto di strada vissuto insieme a Palermo, lui giovane magistrato e Giuliano già esperto poliziotto, descrivendo il Capo della Squadra mobile palermitato come un uomo che racchiudeva in sè “una positività enorme. Era gioviale, simpatico” ma anche un “investigatore temuto, un segugio senza pari. Gentile ma intransigente allo stesso tempo”.
Un uomo che operò con grandi intuizioni come quella di coordinarsi con gli investigatori statunitensi per la lotta alla mafia. “Ricordo ancora oggi con commozione – ha detto Grasso – quando visitai il centro dell’Fbi di Quantico in Virginia e scoprii che tra le targhe esposte c’era proprio quella di Giuliano. Lui e il giudice Falcone, con un busto, sono gli unici due italiani ricordati in quel luogo”.
A ricordare Giuliano, invece, come un uomo che ha vissuto in una sorta di spartiacque, quello tra il prima attentati di Capaci e via D’Amelio e il dopo è stato il Capo della Polizia, Alessandro Pansa. Il prefetto ha ricordato che quei drammatici episodi hanno determinato “il passaggio dal tifo contro a quello a favore” nella lotta alla mafia “facendo cambiare un clima”. Giuliano, ha spiegato Pansa, “fu ucciso in un momento nel quale l’attenzione generale era spostata su altri temi come quello del terrorismo, relegandolo al solo territorio siciliano. Boris Giuliano costituisce un valore enorme per tutti anche perché ha avuto per primo la grande intuizione investigativa che fenomeni criminali così complessi assumono una dimensione internazionale e, quindi, la cooperazione internazionale è un valore assoluto. Oggi tutti sappiamo che le mafie hanno una dimensione che non è possibile contrastare con un perimetro limitato e la cooperazione internazionale è uno strumento quasi naturale ma all’epoca – ha sottolineato – era un fatto straordinario”.
A ricordare la figura del padre è stato Alessandro Giuliano, oggi Questore di Lucca che ha detto di sperare che proprio la sua figura possa ispirare i giovani e le nuove generazioni a saper scegliere al momento giusto “se andare avanti o fermarsi. Mio padre – ha aggiunto – fu un uomo che scelse di non fermarsi anche davanti alle forti carenze legislative dell’epoca”. Una fiction nella quale Alessandro Giuliano si riconosce: “certo – ha detto – è un lavoro in forma di fiction e non un documentario ma riconosco la figura di mio padre e posso dire che, sia la regia che la produzione, ha cercato di recepire la sua vera figura che fu di un uomo innovatore, brillante e capace, umanamente di grande spessore”.