Una vita per la musica: Alejandra Canepa si racconta. Ecco i nuovi progetti

Passione, talento, determinazione: tre parole intense, che pure non bastano a racchiudere l’universo di Alejandra Cànepa, la cantautrice italo-uruguayana che da diversi anni ha scelto la lucchesia come residenza fisica, tenendosi il mondo come teatro all’aperto. Nata a Montevideo, cresciuta all’interno di una famiglia di grandi musicisti e cantanti, Alejandra si è guadagnata un riscontro eccezionale esibendosi su tutta la costa tirrenica e non soltanto.
Oggi porta in giro En Algo Diferente, uno spettacolo in lingua spagnola, fatto di ritmi che spaziano tra il pop il funky jazz e il candombe jazz. La sua è una storia di coraggio e realismo, forza d’animo e dedizione: una storia da raccontare, per (i pochi) che non la conoscessero.
E’ vero che la tua passione nasce fin da piccolissima? Quanto è difficile coltivarla?
“Proprio così. Pensa che già a due anni scappavo dalla tata per andare a strimpellare con mia mamma, insegnante di chitarra. Quando uno ha una passione è difficile arrendersi e non portarla avanti. Nel mio caso potrei dire che è come…una vocazione? E’ qualcosa di così forte che senti dentro di te che non puoi fare a meno di lei. Ti trascina sempre portandoti sulla stessa strada. Vengo da una famiglia di grandi musicisti e cantanti, ma quando ho detto che volevo fare la cantante è stata una tragedia. Nonostante le opinioni contrarie sono andata avanti e poi il tempo mi ha dato ragione. Dopo tutti mi hanno applaudito, ma non è stato facile”.
Programmi televisivi, collaborazioni con vere rockstar e tanti lavori: quando ti guardi alle spalle puoi farlo con gioia?
“Direi proprio di sì: ho collaborato con personaggi del calibro di Rod Stuart, Jose Luis Perales, Toquinho, Gal Costa, Ruben Rada e Hugo. In Argentina con Julia Zenco, Vanne Mihanovich, Donal, Alejandro Sanz, Davin Levon, Angel Malher (pianista e compositore che le ha donato un suo brano), Fito Paez, e tanti altri. A Buenos Aires, inoltre, ho lavorato con musicisti come Martin Bianchedi e Angel Mahler, Ricardo Nolè e tanti altri. Ho sempre lottato per i diritti dei suoi musicisti e cantanti del mio Paese e non solo, lavorando anche come impresaria di giovani emergenti sudamericani, anche nel settore del teatro. Non dimentico nemmeno il lavoro con il regista di teatro Omar Varela (uruguaiano) e con l’attore oggi rinomato Petru Valenski. In Europa ho cantato per e con noti personaggi come Brian Adams, Zucchero, Michele Placido, Valeria Marini, Max Biaggi”.
Dall’America latina all’Europa: quanto ti è costato il grande salto?
“Sono arrivata in Europa nel 1990, per firmare un contratto con un’etichetta discografica di livello mondiale, in Spagna. Per motivi miei la cosa è saltata, ma da lì è partita la mia carriera in Italia, tra televisione e serate nei locali. Lasciare gli affetti non è mai semplice, ma sentivo di doverlo fare, per essere me stessa fino in fondo”.
Si può vivere di sola arte? In troppi, oggi, la considerano un surplus.
“L’arte un surplus? Purtroppo non si può vivere solo di questo e siamo costretti a volte a fare un altro lavoro. E’ questo il vero surplus”.
Cosa ti senti di dire ad una giovane che vorrebbe intraprendere il tuo percorso?
“Bisogna avere la forza di seguire i propri sogni, ma con i piedi per terra. Il successo non è importante: conta fare ciò che ci piace senza mai lasciare, se fosse possibile, gli studi. Poi trovare un lavoro che ti permetta di coltivare la tua passione perfezionandoti e chissà, con un po’ di fortuna e talento arrivare in alto diventando un star”.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
“Il prossimo appuntamento è già domani (18 agosto): presento ancora una volta questa nuova avventura del Tango Jazz a Tirrenia, ai Bagni Vittorio Emanuele (dalle 20, info: 33162254065). Porteremo di nuovo l’evento al castello Pasquini di Castiglioncello il 20 agosto. Poi ho diversi altri concerti: finisce l’estate e per l’autunno sto lavorando a un nuovo progetto con bambini disabili. Per due anni di seguito ho fatto concerti per loro e ora c’è questa nuova idea. Alita la Tremendina: bilingue 2007. Non solo: vorrei portare il concerto di tango Jazz al teatro. Ho già qualche proposta in tal senso. Quindi vorrei fare qualche piccolo evento in collaborazione con altre associazioni che mi hanno chiesto di collaborare. Ci sono altri sogni nel cassetto, ma come ti ho accennato prima, bisogna stare con i piedi per terra: è bello sognare a occhi aperti, ma cercando di non allontanarsi dalla realtà”.
Paolo Lazzari