Rocco Siffredi all’Astra: “Film su di me una terapia”

29 ottobre 2016 | 17:52
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Rocco Siffredi all’Astra: “Film su di me una terapia”

Rocco Siffredi si mette a nudo al Lucca Comics and Games: questa volta, però, a spogliarsi è la sua anima, non il suo corpo. L’attore, reduce dalle riprese del film Rocco, che uscirà in molte sale cinematografiche italiane dal 31 ottobre al 3 novembre, è stato ospite d’eccezione questa sera (29 ottobre) al cinema Astra, intervistato dall’amico Rocco Tanica di fronte ad una platea numerosissima.

“Il film è stato la mia terapia – ha esordito Siffredi – quella che non ho mai fatto e che è continuata sull’isola (dei famosi). In questi due anni di riprese sono stato male e avevo bisogno di rimanere da solo con me stesso. Sull’isola ho sognato la fine della mia vita, me la sono immaginata senza affetti, senza nessuno, era da solo. Da allora ho deciso di vivere tutto con più relax”. La pellicola, frutto del lavoro di Thierry Demaizière e Alban Teurlai, è girata in inglese con sottotitoli in italiano. Si tratta di una sorta di documentario che racconta le tappe e le emozioni della vita di Rocco, svelando la sua parte più intima, quella che ancora nessuno conosceva. La scelta di affidarsi ad una regia francese nasce dalla convinzione, confessata dallo stesso Siffredi, che l’Italia non sia pronta a capire veramente il sesso e a parlarne con naturalezza. Durante l’incontro sono state proiettate alcune delle clip più significative che parlano del rapporto fraterno e conflittuale con il cugino Gabriele, suo collega sul set, dell’amore che condivide con la moglie Rosa e delle riflessioni interiori che lo hanno accompagnato durante la sua carriera trentennale.
“Ho sognato spesso il diavolo – ha detto – succedeva ogni 4-5 anni. Lo ricollego allo shock che ho vissuto da bambino, quando ho perso un fratello, al dolore che ho provato e alla disperazione di mia madre. Nel film parlo di anche di autodistruzione: quando si perde il controllo e tutto diventa caos”. Caratteristica dominante del film è la naturalezza, la spontaneità dei personaggi e del protagonista stesso. “Per trent’anni ho dato tanto e sono stato vero – ha spiegato – alla nudità fisica mi sono abituato quasi subito, ma questo è stato un vulcano e l’ho fatto sia per me stesso sia perché ho sempre voluto essere sincero”.
Rocco ha ripercorso la strada che l’ha portato ad avvicinarsi al mondo del porno, evidenziando come ogni giorno sia partito “con la stessa voglia e intensità di fare al meglio le scene. L’obiettivo è sempre lo stesso: far qualcosa che la gente apprezzi. La trama serve per dare un perché, per creare un contesto che metta a loro agio gli attori: a volte, addirittura, grazie al trucco o alle parrucche interpretano qualcuno di diverso da sé stessi”. Nel selezionare attore ed attrici per i suoi film, Siffredi ha confessato di soffermarsi in primis su occhi e sguardi: “E’ la prima cosa che voglio vedere, cerco intensità. Il sesso non si può recitare, se non c’è attrazione non viene fuori niente di buono. Le persone che hanno un po’ di pazzia, come me, sono quelle che si lasciano più andare e riescono a dare qualcosa di autentico”.
Rocco ha anche voluto affrontare la tematica del doping: “Mi capitano ragazzi che si fanno punture e hanno prestazioni prolungate – ha raccontato – ma non sono espressivi: tutto ciò è la fine del romanticismo”. In conclusione l’attore ha voluto spiegare come la moglie Rosa abbia saputo colmare le sue assenze. “Prima di lei mi mancava tutto – ha dichiarato – l’amore, la famiglia, i figli, il tornare a casa”.
Le sale che ospiteranno la pellicola sono consultabili sul sito www.roccoilfilm.org