Novant’anni dall’arresto di Gramsci, se ne parla a Palazzo Ducale

A 90 anni dall’arresto di Antonio Gramsci, l’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea di Lucca e la Società popolare di mutuo soccorso Giuseppe Garibaldi organizzano un convegno intitolato Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare. L’appuntamento è per venerdì (11 novembre) alle 17,30 nella sala Tobino di palazzo Ducale.
Gramsci venne accusato davanti al tribunale speciale fascista di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all’odio di classe e fu condannato a scontare la pena di venti anni, quattro mesi e cinque giorni di reclusione nel carcere di Turi, in provincia di Bari. A coordinare l’incontro sarà Armando Sestani, presidente della società organizzatrice. Interverranno, per l’Isrec, il direttore Andrea Ventura e l’insegnante Roberto Rossetti. Porterà il suo contributo anche l’insegnante Luca Madrignani, autore del saggio sulla resistenza Il caso Facio. Si alterneranno negli interventi Andrea Ventura, direttore dell’Isrec Lucca, e Roberto Rossetti, insegnante dell’Isrec Lucca e il professor Luca Madrignani. A coordinare gli interventi Armando Sestani presidente della Spms Garibaldi. Durante l’incontro ci sarà un collegamento via skype con Casa Gramsci a Ghilarza.
“Arrestato l’8 sera alle 10,30 e condotto immediatamente in carcere, sono partito da Roma il mattino prestissimo del 25 novembre. La permanenza a Recine Coeli è stato il periodo più brutto della detenzione: 16 giorni di isolamento assoluto in cella, disciplina rigorosissima”. Con queste parole Antonio Gramsci, all’epoca segretario del Partito Comunista d’Italia, descrive il suo arresto avvenuto l’8 novembre del 1926 e i primi giorni di detenzione in una lettera alla cognata Tatiana Schucht. Quando nel maggio del 1928 verrà processato, il pubblico ministero Isgrò afferma nella sua requisitoria che si deve impedire a quel cervello di pensare per i successivi vent’anni. Nonostante il fascismo abbia espresso questa volontà, Gramsci dal febbraio del 1929 inizierà a redigere quelle note e appunti conosciuti come i Quaderni del carcere: quel cervello non smetterà mai di funzionare. Tuttavia la volontà del regime fascista riesce a debilitare, attraverso il carcere, un fisico già malato fin dalla fanciullezza. Antonio Gramsci morirà, dopo 11 anni di detenzione, il 27 aprile 1937.