Ragghianti e Antonioni, si proietta il ‘critofilm’

Sabato (4 febbraio), alle 17, secondo appuntamento alla Fondazione Ragghianti in via San Micheletto, con I maestri del cinema interpretano la storia dell’arte, un ciclo di proiezioni audiovisive che, secondo l’esempio pionieristico fornito da Carlo Ludovico Ragghianti con i suoi critofilm, vuole mostrare come il medium video-cinematografico possa diventare uno strumento di interpretazione critica e di divulgazione.
Questa seconda proiezione proporrà un originale abbinamento: Carlo Ludovico Ragghianti e Michelangelo Antonioni, entrambi alle prese con l’analisi dell’opera di Michelangelo Buonarroti, un’interpretazione storico-critica e una visione poetica a confronto, in un programma all’insegna della fascinazione per uno dei massimi geni dell’arte rinascimentale. La rassegna è realizzata in collaborazione con l’Associazione Terzopiano (ingresso libero).
Per Ragghianti il documentario dedicato a Michelangelo, realizzato nel 1964 in occasione del quarto centenario della morte dell’artista, rappresenta anche la summa di un’esperienza iniziata nel 1948 e consolidatasi negli anni Cinquanta, che lo vide creare ventuno critofilm.
Michelangiolo è un’opera complessa, in cui Ragghianti condensa tutte le caratteristiche e le finalità del format del critofilm: fin dalle prime inquadrature emerge “un’analisi critica del linguaggio artistico […] compiuta con il linguaggio del film”. Si tratta, in sostanza, di un’interpretazione condotta da Ragghianti in veste di autore cinematografico, utilizzando la sintassi filmica per trasformare in forma visuale una lettura storico-critica, a ulteriore conferma delle convinzioni dello studioso lucchese, il quale riteneva che il cinematografo fosse esso stesso un’arte visiva, e che l’arte rappresentasse una forma conoscitiva.
Il critofilm Michelangiolo, nei suoi 78 minuti di durata, presenta un vasto compendio di pitture, sculture, architetture, disegni e progetti firmati dal Buonarroti nel corso della sua lunga e prolifica carriera, dalla fine del Quattrocento alla morte. La scultura gioca un ruolo centrale, e per essa Ragghianti crea una sintassi cinematografica ad hoc, scegliendo punti di vista arditi e soluzioni tecniche innovative, che testimoniano la conquista di una perizia registica maturata in oltre quindici anni di attività cinematografica. Protagonista del critofilm non è più lo ‘stile’, come dieci anni prima con Piero della Francesca, ma la vita e l’animo dell’artista. Dagli esordi di un Michelangelo non ancora ventenne, con opere come la Madonna della Scala e l’Angelo reggicandelabro per l’arca bolognese di San Domenico, Ragghianti si preoccupa di far conoscere con immagini e parole (aggiunte a posteriori dopo la fine delle riprese) la formazione artistica e concettuale del Buonarroti.