LuccAut difende Fa’afafine: “Il gender? Non esiste”

7 febbraio 2017 | 14:12
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LuccAut difende Fa’afafine: “Il gender? Non esiste”

“Le polemiche sullo spettacolo Fa’Afafine poco o nulla hanno a che fare coi gay, le lesbiche i loro diritti. Attengono, semmai, al futuro dei nostri figli, all’educazione che vogliamo per loro. Alla fiducia che nutriamo verso le nostre scuole, come autentico momento formativo ed educativo alle differenze, per le generazioni che si affacciano sulla porta della vita. E’ questa la vera posta in gioco di questa vicenda, il reale nocciolo della discussione. Su questo punto l’intera città, a partire proprio dai genitori e dalle famiglie, è chiamata ad esprimersi, in maniera chiara e forte”. Così l’associazione LuccAut, che in Lucchesia si batte contro la discriminazione di omosessuali, bisessuali e transessuali.

“A noi poco interessano le polemiche – spiega l’associazione LuccAut –. In particolare quelle che appaiono montate ad arte per finalità politiche, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Il nostro impegno è per alzare ponti, e non per creare nuovi muri. Ancora meno ci interessa la questione dell’ideologia ‘gender’ perché semplicemente non esiste. L’ha inventata chi ha paura che l’ampliamento della sfera dei diritti (legge sulle unioni civili) possa in qualche modo andare a togliere qualcosa alla famiglia concepita come uomo-donna. Così non è, non può esserlo in alcun modo. Pensiamo solo che in Italia, al contrario di quasi tutti i Paesi occidentali, questa sia una novità, ma che poi fra qualche anno non se ne parlerà nemmeno più. È solo questione di tempo, insomma. Quello che troviamo grave è il togliere alla scuola il suo ruolo educativo. Come se fosse solo un posto dove parcheggiare i figli. Nessuno di noi si ricorda della scuola per averci studiato matematica e storia (che ovvio vanno studiate), ma perché lì ha conosciuto gli altri, la diversità, il riconoscersi, il trovarsi, il non avere nulla in comune, gli amici. In una parola, la vita. Questa è la funzione più straordinaria della scuola, e dà una mano ai genitori ad affrontare temi difficili e complessi (da spiegare) di cui però i bimbi chiedono. Se si inizia a pensare di poter educare i figli da soli o di dover vagliare tutto quello che affronteranno fuori casa, come a scuola ad esempio, si dimezzano le capacità di quei bimbi di cavarsela da soli nella vita. Perché il mondo fuori, poi, non ti chiede il permesso per farti vedere che se esci dalla campana di vetro c’è un’immensa distesa di possibilità. Te lo sbatte semplicemente in faccia. Quindi ci piacerebbe nascesse un comitato Difendiamo i nostri figli che si preoccupa che la scuola possa essere un luogo in cui i bimbi capiscono che il mondo è vario, che la diversità è un valore, che l’uguaglianza è la base delle relazioni umane. La scuola è la prima grande opportunità nella vita di una persona. Alle nuove generazioni non togliamo anche questo”.