


In tantissimi i fan che questa mattina (7 aprile) hanno invaso la platea del teatro del Giglio per una chiaccherata speciale con il loro idolo Willem Dafoe che ieri sera ha trionfato sul red carpet del Lucca Film Festival e Europa Cinema che oramai si avvicina al suo gran finale. Da Spiderman ai grandi capolavori di Oliver Stone, l’attore statunitense, una volta sul palco, ha stupito davvero tutti: famoso per i suoi ruoli cupi e da ‘cattivo’, Dafoe infatti ha divertito il pubblico per più di un’ora, rispondendo con sarcasmo, ma anche grande umanità, alle domande dei suoi curiosi fan.
“Mi hanno sempre dato del ‘debole’ solo perché ascolto i registi e mi metto a loro completa disposizione – spiega l’attore – in realtà penso che sia normale, in fondo siamo loro creature, dobbiamo cambiare a seconda delle loro esigenze. Quando ci innamoriamo faremmo qualsiasi cosa per chi amiamo, lo stesso vale per il rapporto tra attore e regista: dobbiamo cambiare la nostra identità, farci trasformare. Ciò che amo negli attori, ciò che noto di più in loro, non è tanto il modo in cui interpretano ma la persona che mettono davanti allo schermo. Un bravo attore non ti fa pensare che sia un attore, ma una persona vera. Amo lavorare in luoghi che hanno una cultura diversa dalla mia – racconta Dafoe – si deve studiare tanto ma trovo che sia anche molto stimolante”.
L’attore, che ha cominciato la sua carriera negli anni ’80 come attore di teatro, ha alle spalle anche tante nomination agli Oscar e ai Golden Globe, raggiungendo la fama internazionale interpretando il sergente Elias Grodin nel film Platoon di Oliver Stone, l’agente speciale Alan Ward in Mississippi Burning – Le radici dell’odio, un controverso Gesù in L’ultima tentazione di Cristo, il vampiro ‘Schreck’ in L’ombra del vampiro, e Goblin nella trilogia di Spider-Man di Sam Raimi. In lista, tra i tanti film, anche una parte speciale nel film tanto adorato dagli adolescenti Colpa delle stelle e vari ruoli da doppiatore nel cinema d’animazione e nei videogame.
Lunghi applausi e risate per una mattinata che sarà seguita da tanti altri eventi: domani (8 aprile) al cinema Astra la proiezione di Quando un padre, introdotto da Dafoe e dalla moglie, regista e attrice italiana, Giada Colagrande. A seguire, alle 21, la proiezione di Antichrist. Ricordiamo inoltre che domenica, giornata conclusiva del Festival che si terrà dopo la grande festa di Effetto Cinema Notte, all’auditorium di San Micheletto verrà proiettato anche Nato il 4 luglio, regia di Oliver Stone di cui Dafoe è protagonista.
Dafoe ha anche scherzato con il pubblico: “Ho il passaporto italiano – ha detto – fatevene una ragione. Ormai sono uno di voi”. Dafoe ha parlato del suo cinema e della sua carriera e tra
gli argomenti ha trattato la differenza tra teatro e cinema. “In teatro – ha spiegato Dafoe – si dà vita ogni sera a un personaggio diverso che viene rianimato dalla recitazione. Al cinema hai obblighi tecnici da rispettare e si tenta di catturare quei momenti, i migliori. Il teatro è far rivivere, il cinema è catturare. In teatro controlli il ritmo, al cinema si dipende anche dal montatore”.
Dafoe poi si è soffermato sulla differenza tra la pellicola e il digitale, spiegando che “la pellicola è stata una cosa preziosa del cinema, però con l”arrivo del digitale c’è maggiore relax: il cinema è catturare l’attimo e con il digitale puoi fare più tentativi, hai più tempo, non hai limiti di girato e questo è buono per gli attori che sono più rilassati”. Dafoe ha poi parlato di censura al cinema e ha detto: “Mi preoccupa più il problema della distribuzione. Le forme di censura non sono dirette, bisogna stare attenti e combattere, ma è meno esplicita. Oggi la televisione influenza il cinema, crea artisti, produce, c’è una dimensione, vengono prodotti un sacco di film, ma manca lo spirito indie”. E alla domanda su quali sono gli attori che ammira, ha risposto: “Non ho modelli, ma mi piace vedere Isabelle Huppert al cinema”.