Sogni e cervello, anche uno studioso Imt firma la ricerca

29 aprile 2017 | 09:33
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Sogni e cervello, anche uno studioso Imt firma la ricerca

Il sonno e i sogni che popolano la notte sono stati oggetto di curiosità e di indagine sin dai tempi delle civiltà più antiche, quando l’attività onirica era considerata una forma di comunicazione con gli dei o con il mondo dei defunti, quindi fonte di verità e profezie. Nonostante il continuo interesse protratto attraverso i secoli, ancora oggi gli studiosi cercano di comprendere quali siano i processi cerebrali alla base dello sviluppo dei sogni, così come la loro possibile funzione.

Un nuovo studio pubblicato in questi giorni sulla prestigiosa rivista Nature Neuroscience, getta ora una nuova luce sulle molte domande che ancora avvolgono l’attività onirica. Lo studio, guidato da Giulio Tononi dell’Università del Wiscosin-Madison, è frutto di una collaborazione tra ricercatori Usa, svizzeri e italiani, tra cui Giulio Bernardi, ricercatore del Momilab alla Scuola Imt di Lucca. Il team di ricercatori è riuscito a identificare una particolare zona della corteccia cerebrale (definita “hot zone posteriore”) la cui attività è strettamente associata alla generazione delle esperienze oniriche.
Il sogno rappresenta di fatto un particolare stato di coscienza che si manifesta durante il sonno. Nel corso della notte il livello di coscienza può subire notevoli variazioni: può essere assente ma può anche presentarsi in forma di pensieri, brevi immagini o veri e propri sogni. Cosa esattamente determini questi cambiamenti rimane certamente uno dei più grandi misteri relativi allo studio del sonno e, più in generale, della coscienza. I sogni sono tipicamente associati alla fase Rem (dall’acronimo inglese “rapid eye movements”), durante il quale l’attività cerebrale è molto rapida e simile alla veglia, ma è oggi noto che ogni individuo sogna con notevole frequenza anche durante il sonno non-REM, caratterizzato da un’attività cerebrale molto più lenta. “La vita è sogno del drammaturgo spagnolo del 1600 Pedro Calderón de la Barca ci dipinge con insuperabile maestria il fascino del sogno, quasi  un alter ego della coscienza. Oggi le neuroscienze ci consentono di comprendere i meccanismi cerebrali che sottendono la nostra stessa essenza e il modo con cui ci rappresentiamo la realtà ed entriamo in relazione con il mondo esterno”, ha commentato il professor Pietro Pietrini, neuroscienziato e direttore della Scuola Imt Alti Studi di Lucca.
Questo nuovo studio è stato condotto grazie all’utilizzo della tecnica chiamata elettroencefalografia (Eeg) ad alta risoluzione (“high-density Eeg”), che permette di registrare variazioni di attività cerebrale con una elevata precisione spaziale e temporale, attraverso 256 elettrodi distribuiti sullo scalpo, sul volto e sulla nuca. I partecipanti dello studio sono stati svegliati a intervalli casuali durante la notte e la presenza di eventuali sogni è stata indagata con appositi questionari. Le analisi hanno rivelato che, indipendentemente dallo stadio del sonno, le esperienze coscienti legate ai sogni avvengono quando una particolare zona posteriore del cervello è attiva. Tale risultato dimostra che i sogni possono avvenire in stadi del sonno molto diversi, a condizione che questa zona sia attiva, indipendentemente dal livello di attività cerebrale registrato nel resto della corteccia cerebrale.
Infine, altre analisi hanno permesso di dimostrare che le zone cerebrali attivate quando i soggetti hanno particolari esperienze oniriche, con contenuti come facce, movimenti, linguaggio verbale, orientamento spaziale o pensieri, sono simili alle zoni cerebrali che si attivano quando si hanno queste stesse esperienze durante la veglia. Questo risultato indica chiaramente che le medesime regioni del nostro cervello sono implicate nell’elaborazione delle nostre “esperienze percettive” sia durante la veglia sia durante i nostri sogni notturni. Il sogno sembra dunque essere a tutti gli effetti un particolare tipo di esperienza che si verifica durante il sonno, e non costituisce una confabulazione prodotta al risveglio, come ancora oggi alcuni sostengono.