“Questa non è l’America”, a Imt si presenta il libro di Alan Friedman

La paura, la rabbia, lo smarrimento del sogno americano: è un paese diviso alla ricerca di una nuova identità quello che emerge dalle interviste e dai racconti in presa diretta del giornalista statunitense Alan Friedman, che il prossimo 15 maggio sarà a Lucca, ospite della Scuola Imt Alti Studi Lucca e della libreria LuccaLibri, per presentare il suo ultimo libro Questa non è l’America, uscito nel febbraio di quest’anno per i tipi di Newton & Compton. L’appuntamento è per le 18 nella cappella Guinigi del complesso monumentale di San Francesco (accesso da via della Quarquonia), sede della Scuola Imt. Ad accompagnare l’autore, noto in Italia anche come editorialista de Il Corriere della Sera, ci saranno il professore Gianfranco Quaglieni, direttore generale del centro “Pannunzio” di Torino, e Alessandro Tambellini, sindaco di Lucca. La presentazione sarà coordinata da Mario Ciancarella della libreria LuccaLibri.
Questa non è l’America occupa i primi posti delle classifiche nazionali dei libri più venduti: un risultato che premia lo stile di Friedman, capace di incedere con il ritmo del romanzo in argomentazioni e analisi di rara lucidità. La critica ha definito il saggio come una sorta di ‘manuale d’uso’ per capire che cosa sta succedendo negli Stati Uniti di Donald Trump. Friedman apre con un’intervista al presidente, restituendone un vivido ritratto fatto di parole, gesti e atteggiamenti, per poi procedere con un’inchiesta autentica tra le persone comuni di un’America povera e sofferente. Sono coloro che più hanno fatto le spese della crisi economica iniziata nel 2008, che ha accentuato le differenze sociali e acuito le fobie collettive. Trump – sostiene il giornalista – è il sintomo di una malattia che, in modo più o meno latente, ha iniziato a corrompere lo spirito americano 20 anni fa, con la presidenza di Bill Clinton, e si è “aggravata” nel tempo con Bush, Obama e l’incapacità di fare un passo indietro di Hillary Clinton. L’analisi di Friedman si serve di parole semplici per esprimere concetti complessi e non fa sconti nello scandagliare l’humus della realtà del suo paese d’origine.