Panariello, Pieraccioni e Conti: overdose di risate






Quando il ciclone Leonardo inciampa nei personaggi versiliesi di Giorgio, l’esperimento non può che sfociare in un mix esplosivo di divertimento, tenuto insieme da un fil rouge invisibile, sapientemente affidato alla conduzione di Carlo. È la tappa lucchese de Il Tour, lo show dei tre amici fiorentini Pieraccioni, Panariello e Conti, che questa sera (29 luglio) hanno portato sul palco del Summer Festival il meglio della comicità toscana, scatenando la reazione incontenibile delle circa 12mila persone sedute in piazza Napoleone, nel cuore di quello che Conti definisce il “salotto elegante della Toscana”, riferendosi a Lucca.
Uno spettacolo che appare da subito intriso del sapore antico del varietà, quello in cui arte teatrale e televisiva si contaminano a vicenda, regalando perle di autentica comicità alternate a momenti più lenti, capaci di suscitare emozioni nel pubblico. Il tutto, con uno sguardo costantemente rivolto verso l’attualità, con il duo Pieraccioni-Panariello tenuto a bada a fatica da Conti, mentre si addentra in sketch esilaranti.
Uno show che sovverte le regole del teatro partendo dal finale, aprendosi con i tre, riuniti in camerino, che fanno un bilancio della serata e della loro vita amorosa, siparietto seguito da una rivisitazione in chiave moderna di Romeo e Giulietta, con la signora Italia che veste i panni della giovane Capuleti. Un lucido e tragicomico spaccato della società contemporanea è offerto da un Pieraccioni improvvisatosi cantautore che, chitarra alla mano, racconta contraddizioni e vizi della tv commerciale e della politica. Bersaglio naturale è il patron di Forza Italia. “Pare un soldatino di terracotta cinese – dice – i cinesi un hanno comprato il Milan, hanno comprato lui”. E rincara “il su figliolo sembra più vecchio di lui… Renzi lì. Che guardate, quello c’ha una marcia in più… è che un gli entra!”.
Ed il pubblico gradisce, applaude ritmicamente, colto in contropiede dalla naturalezza e dall’umiltà con cui il trio, a vent’anni da debutto sui palcoscenici, sa rimettersi in gioco ripartendo da zero -come dice Giorgio- sfoderando una capacità di rinnovarsi che fa emergere una chiara verità: il talento, cristallino, è stato affinato nel corso degli anni, fino ad acquisire una maturità che è ormai un dato di fatto. Un discorso che, appunto, vale per tutti. E’ il caso di Carlo Conti, ormai sovrano incontrastato dei conduttori italiani e, certamente, moderatore ideale per la capacità naturale di gestire tempi e ritmi. Una dote che finisce per valorizzare non poco la performance dei due comici. Lo dimostra al meglio nella conduzione di Montale e quale show, improvvisato talent di poesia che vede partecipare i personaggi più improbabili, alcuni dei quelli già noti, primo fra tutti lo stralunato ubriacone Merigo, seguito da Mario, storico bagnino del Bagnomaria che ricorda quando Matteo Salvini da piccolo andava al mare a Forte dei Marmi. “Mi fermava tutti i patini al rientro -racconta- un c’era verso di incassarne uno”.
E poi c’è, appunto, Panariello. Arriva sul palco con disinvoltura, attingendo a piene mani dal ricchissimo repertorio di battute e personaggi intramontabili, che oggi sembrano portare il segno della consapevolezza raggiunta dall’artista che, col tempo, si riverbera sulle sue creazioni. Ma Panariello dimostra che un bravo comico può continuare a reinventarsi se solo ha l’acume necessario per interpretare la contemporaneità. E’ quello che risulta da Vaia, il nuovo personaggio, istantanea definitiva dei nostri tempi rigati dal pressapocchismo, dall’indolenza, dalla voglia di criticare tutto e tutti senza mai mettersi in gioco. Un messaggio che, filtrato dall’ironia straripante del comico fiorentino, arriva alle corde più tese delle migliaia di anime in piazza.
Pieraccioni, altra perla rara della serata, rispolvera cavalli di battaglia imperituri e analizza l’oggi muovendosi in punta di piedi, sempre sull’orlo, tra ilarità irresistibile e riflessione matura, razionale. Fino ad arrivare alla canzone dedicata alla figlia Martina, con cui conquista definitivamente la platea intera.
Sul palco gli manca soltanto l’altro compagno di sempre, Ceccherini, ma il trio rimedia in fretta, grazie ad un video che lo ritrae in un’interpretazione da lacrime agli occhi. Sorprendente anche la performance del trio alle prese con Maranda, simpatica parodia del teatro russo, che offre lo spunto anche per qualche riflessione attuale. “Ma non ti sembra assurdo – dicono – che una volta si dovesse andare in Svizzera per cercare di vivere e oggi, invece, ci si debba andare per cercare di morire?”. Il pubblico è contagiato dall’inizio alla fine, non finisce di ridere, di battere le mani e di chiamare i tre artisti – che interagiscono con la gente per tutto il tempo – sul palco. Quando cala il sipario si diffonde un sentimento di gratitudine e la sensazione, condivisa, che questa serata sia stata una gemma rara, incastonata in un ventennale del Summer Festival da record.
Le foto di Andrea Simi
Jasmine Cinquini