Vescovo: Scuola educhi a vincere solitudine dei social

11 settembre 2017 | 11:45
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Vescovo: Scuola educhi a vincere solitudine dei social

Impegno affinché il momento educativo e formativo sia all’insegna della condivisione e momento di relazione umana, per vincere anche l’isolamento e i “gravi rischi” che derivano ai giovani dall’utilizzo dei social network. E’ questo il succo del messaggio dell’arcivescovo Italo Castellani al mondo della scuola alla vigilia della prima campanella. Un modo per rivolgere i suoi auguri ma anche condividere “alcune riflessioni su alcuni temi educativi che impegnano il mondo della scuola e dei suoi protagonisti”.

Castellani comincia da un dato di fatto: viviamo in “una società in rapido cambiamento. La rapidità dei processi di cambiamento e di trasformazione – scrive l’arcivescovo – sono alcuni degli elementi che caratterizzano le società e le culture contemporanee. Anche la scuola ne è investita e, pertanto, nella sua azione formativa ed educativa essa è chiamata, insieme alle altre agenzie educative, ad aiutare i ragazzi e i giovani a ricomporre l’unità del sapere e delle conoscenze; educare al pensiero complesso e alla ricerca di senso; insegnare a vivere e superare le difficoltà e le fragilità; offrire un’alfabetizzazione in ambito affettivo; esercitare nella capacità di gestire i conflitti; favorire la relazione interpersonale e interculturale; formare al senso della misura; dare la possibilità di essere accettati e ascoltati in un autentico rapporto pedagogico. Nell’alleanza educativa tra docenti, ragazzi, giovani e famiglie si potrà sconfiggere quel disagio sociale e culturale che si respira nell’aria e mortifica la speranza”.
Secondo Castellani è anche necessario “credere e favorire autentiche relazioni educative e comunicative”. “Mi pare anzitutto importante – spiega Castellani – superare la tentazione di vivere la passione educativa isolatamente perché rafforzerebbe la consolidata prassi secondo la quale ognuno opera esclusivamente sul versante della propria realtà. In questa prospettiva mi paiono interessanti le seguenti affermazioni: ‘educare – cita Castellani dalla Cei -richiede un impegno nel tempo, che non può ridursi a interventi puramente funzionali e frammentari; esige un rapporto di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti della relazione educativa, prendono posizione e mettono in gioco la propria libertà. Essa si forma, cresce e matura solo nell’incontro con un’altra libertà; si verifica solo nelle relazioni personali e trova il suo fine adeguato nella loro maturazione. (CeiEducare alla vita buona del Vangelo, 26)'”.
Uno dei punti più importanti secondo Castellani deve essere quello di “interagire con la solitudine dei social network. È questo un altro aspetto sul quale riflettere, perché gli scenari virtuali dei new media, che ci piaccia o no, rappresentano nuovi modi di conoscere, esprimersi, comunicare delle nuove generazioni. Se Internet, da una parte apre a una particolare forma di comunicazione interpersonale ed offre tante opportunità inedite, soprattutto per quanto riguarda l’accesso all’informazione, d’altra parte la rete presenta anche dei rischi perché rimanere costantemente iper-connessi, può costituire una risposta illusoria al bisogno di relazioni e alla paura di rimanere soli. La rete dei social network, in questo caso, si presenta portatrice di gravi rischi (ad esempio episodi di cyberbullismo, gioco d’azzardo, pornografia, insidie delle chat room, manipolazione ideologica…) e può innescare anche il pericolo di un mondo di solitudine e di illusione, allargando il fenomeno della falsificazione delle identità e dell’idealizzazione della realtà secondo principi individuali. In questa situazione, il compito degli insegnanti e delle altre figure educative come le comunità parrocchiali, gli oratori, gli ambienti sportivi e l’insostituibile ruolo educativo affidato ai genitori e alle famiglie, assume contorni nuovi perché “aver cura”, significa prestare attenzione a, preoccuparsi, prendere a cuore persone e situazioni. È una bella responsabilità per insegnanti, educatori e genitori essere guide autorevoli per sostenere e accompagnare le nuove generazioni: ne va di mezzo il futuro del mondo Vorrei terminare questa riflessione facendo mie le frasi di Papa Francesco sull’accompagnamento personale dei processi di crescita, contenute nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium: ‘Più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che, a partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere, dove spiccano la prudenza, la capacità di comprensione, l’arte di aspettare, la docilità allo Spirito. Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale’. Con questi sentimenti esprimo il mio vivo augurio per un positivo ed efficace anno scolastico, assicurandovi la mia stima e ringraziandovi per vostre eventuali considerazioni che vorrete comunicarmi”.