Facce da Stones, è invasione di linguacce – Ft






Un’invasione di linguacce colorate che si estende come un balsamo, sopra tutta la città. Nel giorno dei giorni – quello che vede l’astronave del Rock pilotata dai Rolling Stones adagiarsi all’ombra delle mura – Lucca viene letteralmente invasa da fan di ogni generazione e provenienza. Già dalla prima periferia è possibile contemplare lo scorrere incessante di fiumi di pubblico: una scena facilmente osservabile su viale san Concordio, ma anche a sant’Anna. Un’esplosione di gente vorace di Stones, che confluisce all’altezza delle entrate, creando le prime inevitabile file. L’agglomerato più corposo si trova, fin dalle prime ore della mattina, lungo viale Cavour: qui, a due passi dalla questura, addetti del Summer in giubbotto catarifrangente si affannano per dare indicazioni alla folla, rumorosa ma composta. Stessa scena, ma con dimensioni più ridotte, su viale Regina Margherita e a porta san Pietro: assicurarsi un posto sotto al palco val bene un’attesa di ore, peraltro sotto un sole che costringe tutti a sfoderare le famose t-shirt.
Alla scesa del caffè delle Mura, in questo senso, c’è anche un punto merchandising ufficiale, preso d’assalto, ma non mancano nemmeno sporadici rivenditori abusivi di fascette ed altri gadget. E poi c’è il vero protagonista dell’evento: il pubblico multietnico frullato tutto insieme nell’abbraccio delle mura, dove per tutto il giorno la gente si passa storie ed esperienze, condividendo scatti ed emozioni.
“Veniamo da Milano – spiegano due amici sulla quarantina – ed è il nostro terzo concerto. Non vediamo l’ora che arrivi stasera, ma anche l’attesa è qualcosa di bello”. Non manca, ovviamente, anche il pubblico dalle città più vicine: “Io sono arrivato in treno da Firenze – spiega Giacomo, un ventenne – e sono da solo. Volevo vivere questa esperienza irripetibile in questo modo e, comunque, ai concerti si incontra un sacco di gente nuova”.
Molto più lungo è il viaggio che si sono fatti, appositamente, due coppie norvegesi: una è composta da ultrasessantenni, arrivati ormai al loro decimo concerto della band britannica; l’altra è formata da due giovani, alla loro seconda esperienza con “Satisfaction” and co.
Non manca, nell’affresco complessivo, anche una nutrita rappresentanza dal Belgio: quattro amici raccontano, comodamente seduti in un bar di corso Garibaldi, come si siano fatti praticamente ogni data del tour 2017. Ma gli stacanovisti di Jagger e dei suoi sodali sono un po’ ovunque: pittoresco, a dir poco, un signore sulla settantina, folta barba, maglietta con la linguaccia e cappellino tempestato di spille, spiega di essere arrivato in Europa direttamente dal Maine per farsi tutta la tournée: “Una bella spesa, sicuro, ma ne vale sempre la pena”. In piazza san Michele si aggira anche una nutrita rappresentanza di olandesi, per lo più giovani, e poi, inevitabilmente, ecco spuntare ovunque altri italiani: “Veniamo da Treviso – confessa una coppia – e credo che questo sia il nostro 48esimo concerto degli Stones”. Accanto a loro sfilano due intere famiglie: una è messicana, ed anche i bambini nel passeggino sono vestiti per l’occasione; l’altra viene dalla più vicina Roma: genitori e figli, generazioni divise da vent’anni, ma accumunate dalla passione per i rocker originari di Dartford. E, nel melting pot a domicilio di oggi, si fa strada anche quello che probabilmente, sui social, spiccherà come l’eroe del giorno: si tratta di un milanese che ha pensato bene di venire al concerto dei Rolling Stones con la maglietta dei Beatles. “So che sono gli eterni rivali – spiega – ma oggi mi sono svegliato controcorrente ed ho deciso così”. Che, in definitiva, è l’atteggiamento più rock che ci si possa aspettare per una serata come questa.
Paolo Lazzari
Le foto di Domenico Bertuccelli