Un angolo di città cambia volto con l’architettura di riuso






Hanno lavorato tutto il giorno, a partire dalle 9 di questa mattina (29 settembre), le ragazze del centro di ‘riuso creativo’ Bi-done, coinvolte dall’associazione Lab – let architecture be nel primo esperimento di riqualificazione di spazi urbani sottoutilizzati, dimenticati, privi di una loro forte identità. È stata quindi identificata un’area – quella della piazzetta San Micheletto, antistante il complesso che dà su via Elisa – ed è stato chiesto di ripensarla attraverso un’installazione che le conferisse carattere e senso.
“In pochi conoscono il nome di questo spazio – commenta l’architetto Alessandra Del Rosso, vicepresidente di Lab – e questo, di per sé, è già una conferma di una percezione minima della sua esistenza. Con questa operazione, che ripeteremo coinvolgendo via via realtà diverse e luoghi diversi, volevamo restituire un’attenzione diversa al luogo e invitare i passanti a soffermarsi, ad osservare, a fare domande”. Si chiama Linea punto linea, questa installazione che per tutto il giorno è stata work in progress, fatta da linee di tessuti diversi fermate da punti metallici. Materiali tutti rigorosamente recuperati da fondi di magazzini dismessi o avanzi di cantiere. Un nome che vuole richiamare anche le connessioni comunicative del codice Morse. L’effetto finale, secondo le parole delle sue stesse autrici, vuole essere “un’onda fatta con quello che resta; un paesaggio, una montagna, una collina sinuosa”. Ma può anche essere percepita come “un abbraccio soffice, un tuffo immaginario, l’inizio di un cammino fantastico” che abbia “il colore della cipria, del giallo d’altri tempi, dell’amaranto”. Scopo dell’associazione Lab, formata da 8 professioniste, è “promuovere il ruolo culturale dell’architettura, in tutte le sue forme ed espressioni, in quanto strumento di dialogo tra uomo e spazio, e di contribuire a sviluppare, anche tra i non professionisti, la consapevolezza del significato di architettura come luogo della percezione, dell’azione, delle relazioni, e quindi capace di incidere profondamente sulla qualità della vita”. “Spesso – commenta ancora la Del Rosso – abbiamo la forte sensazione di stare bene o di stare male in un luogo e non sappiamo perché: ecco, noi vogliamo accrescere la coscienza dei legami che intessiamo con lo spazio nel quale ci muoviamo”. L’installazione temporanea, sostenuta dall’assessorato alle politiche di genere del Comune di Lucca, rimarrà visibitabile fino a domenica (1 ottobre). Tra gli amici e i curiosi che alle 18,30 si sono riuniti per salutare l’installazione ormai completata, il direttore dell’Opera delle Mura Maurizio Tani, la vicepresidente dell’ordine degli architetti, Giulia Bertolucci, il presidente di Inbar Lucca, Rodolfo Collodi e la direttrice di Lubec Francesca Velani.