Lucca Underground Festival, Alessia Coselli si confessa

18 ottobre 2017 | 12:36
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Lucca Underground Festival, Alessia Coselli si confessa
Lucca Underground Festival, Alessia Coselli si confessa
Lucca Underground Festival, Alessia Coselli si confessa

Lucca Underground Festival, Martina Da Prato, studentessa dell’Isi Pertini di Lucca, intervista Alessia Coselli, prossimamente ospite del Lucca Underground Festival
Alessia Coselli, 42 anni, in una parola? Frizzante ma, come lei stessa si riconosce, con una corda drammatica e malinconica. Sabato (21 ottobre) sarà ospite dell’ultima serata del Lucca Underground Festival, Festival unico nel suo genere in Italia, che si tiene ad Artemisia per la rassegna Re-Beat Generation quest’anno dedicata a William Burroughs. Attrice per passione da 15 anni con un concetto tutto suo dell’essere performer, fuori da ogni schema e senza regole da seguire, nella vita fisioterapista, Alessia Coselli parla di sé a Lucca in Diretta.

Ciao Alessia, partiamo da una domanda semplice, cos’è per te il teatro?
Per me il teatro è divertimento e soprattutto sperimentazione.
Cosa ti affascina della cultura underground?
Sicuramente mi affascina la ricerca e la continua sperimentazione.
Perché pensi che sia importante diffondere questo tipo di cultura?
Perché ti permette di aprire i confini, ti lascia libertà, è un po’ un lasciare al caso che mantiene comunque una logica.
Hai un aneddoto divertente da raccontare accaduto durante un tuo spettacolo?
Durante una manifestazione all’aperto un po’ di tempo fa a Capannori ricordo che le luci potenti attirarono un nido di bofonchi che ci hanno “assalito”; è stato divertente e allo stesso tempo pericoloso, ma devo dire che siamo stati tutti bravi ad andare comunque avanti.
Utilizzi tecniche particolari per studiare i copioni dei testi che metti in scena?
Le poche volte che ho un copione da studiare mi registro e riascolto la notte a ripetizione, mi aiuta molto.
Quanto tempo provi nell’arco di una settimana?
Purtroppo in questo momento molto poco perché il teatro richiede tanto tempo libero, per creare e per pensare, soprattutto se, come nel mio caso, si tratta di un teatro sperimentale e di ricerca, nel quale quindi non utilizziamo testi pronti.
Quindi quando ti dedichi alla recitazione?
Per fortuna io e Matteo, il mio compagno, che ha la passione per la musica e in particolare per il rap, riusciamo a conciliare questa passione provando insieme la sera dopo il lavoro; abbiamo in mente di sviluppare un nuovo modo di fare performance ed è stato proprio grazie al Lucca Underground Festival, in occasione dell’edizione 2016, che tutto ha avuto inizio.
Ti piacerebbe recitare per il grande schermo o preferisci la genuinità del teatro?
Preferisco il rapporto diretto con il pubblico e quindi la genuinità del teatro.
Tre qualità che deve avere un buon attore?
Dipende dal concetto di attore: il mio concetto di attore è di performer, sicuramente deve avere la volontà di mettersi in discussione, farsi sempre moltissime domande su ciò che fa, e deve avere una buona flessibilità nel comprendere anche i ruoli che non sempre vanno a genio.
A questo proposito hai un ruolo preferito o un ruolo che ti riesce particolarmente bene?
Diciamo che ho abbandonato il concetto di ruolo classico, per me non ci sono ruoli da seguire, esistono tante situazioni interessanti e negli ultimi anni in particolare mi piace concentrarmi sui concetti del femminile, in particolare analizzare il punto di vista femminile nelle varie situazioni.
Secondo te occorre un talento naturale per diventare attore?
Sicuramente c’è chi nasce con una buona predisposizione ma non é essenziale: secondo me l’essere attore, come essere cantante e in generale performer è molto più legato alla libertà di agire, una cosa che ti viene un po’ minata con gli anni ma che ti consente di interpretare qualsiasi ruolo; inoltre è importantissimo non tralasciare il lavoro di analisi e di psicologia che sta dietro a tutto questo.

Martina Da Prato
Isi Pertini