“Life in a game”, ancora visitabile al Lucca Museum la mostra di Domeniconi

Gli scacchi come gioco intellettuale per eccellenza, ma anche come rappresentazione mitica dell’universo ordinato. Si muovono lungo questo percorso di ricerca i dipinti dell’artista emiliano Simone Domeniconi che espone negli spazi del Lucca Lounge & Underground con una personale dal titolo Life in a game, a cura di Maurizio Vanni. La mostra, prodotta da Mviva in collaborazione con la Galleria d’Arte Enrico Paoli, sarà visitabile fino al 4 febbraio prossimo con ingresso libero.
L’originalità del lavoro di Domeniconi parte dalla scelta di riprodurre un “momento vero e cruciale” di partite a scacchi passate alla storia, con tanto di pezzi reali correttamente posizionati sul supporto in tela o tavola. I fondi non rappresentano la classica scacchiera, ma si trasformano in una narrazione visiva che prende spunto da qualcosa di straordinario e suggestivo successo nello stesso anno in cui fu giocata la celebre partita. Uno scandalo, una tragedia, un caso politico, un fatto o un cambiamento di qualunque genere che hanno modificato il corso della storia in un ambito specifico diventano il presupposto per catapultare la vita all’interno del gioco.
Da questo “gioco della vita” scaturiscono dipinti privi di precisi riferimenti spazio-temporali dove i contendenti si sfidano in una costante tensione verso l’equilibrio tra ragione e istinto. Lo spazio sul quale si muovono i pezzi ha anche un valore metafisico, filosofico e morale: i due principi che muovono l’universo sono radicalmente opposti tra di loro come luce e ombra, finito e infinito, vita e morte. Il segreto del reale, e anche quello della nostra esistenza, è riposto nelle cose della quotidianità, ma anche in un’oggettività che trascende la loro percezione tradizionale. “Domeniconi – spiega Maurizio Vanni – ci invita ad andare oltre ciò che vediamo proprio nel momento in cui non vuole determinare in un unico senso i suoi lavori. Gli elementi delle sue composizioni sono prevedibili solo in apparenza: i volumi si autodefiniscono di fronte al fruitore attraverso una realtà ri-programmata e ri-progettata con dati reali, uniti a componenti memoriali e ideali. La sua non è mai una denuncia sociale, piuttosto un momento di raccoglimento, un atteggiamento di riflessione, un desiderio di conoscenza e auto-conoscenza, una proposta visiva legata a più livelli percettivi che potremmo considerare esoterica in quanto intrisa di segni e simboli che vanno oltre il loro valore iconografico diretto”.
Un po’ come un moderno archeologo, Domeniconi seleziona gli strumenti per scavare e vivere esperienze di prima mano, e mentre indaga il passato coi suoi misteri ed enigmi riflette sull’assoluto e sul senso dell’esistenza umana. “Le proposte visive di Domeniconi – conclude il curatore – ci spingono a prendere in considerazione il gioco della vita nella consapevolezza che ognuno, scegliendo le mosse appropriate, può diventare artefice del proprio destino rispettando le regole in divenire di qualunque partita, ma senza allontanarsi troppo dai dati anagrafici della propria anima”.