È uscito ‘Fiori a rovescio’, l’ultimo romanzo di Stefano Tofani

1 aprile 2018 | 09:53
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È uscito ‘Fiori a rovescio’, l’ultimo romanzo di Stefano Tofani

Si intitola Fiori a rovescio il secondo romanzo di Stefano Tofani, presentato a LuccaLibri lo scorso venerdì (30 marzo) da Luciano Luciani e Irene Paganucci di fronte a un numeroso pubblico che ha potuto ascoltarne alcuni passi letti da Sandra Tedeschi. Uscito per i tipi della casa editrice romana Nutrimenti, il libro segue le vicende di una famiglia della provincia toscana dagli anni Ottanta ai giorni nostri. Siamo a Cuzzole, un paese piccolo, abitato da persone né buone né cattive: tutti hanno le proprie ragioni.

Tra loro, Enrico Toccafondi, tetraplegico fin dalla nascita – l’unico che sembra sapere come si fa un sorriso – e suo fratello Martino. Tra i due un legame profondo: è soprattutto questo, Fiori a rovescio: una storia d’amore tra fratelli, lontana da qualsiasi retorica, non idealizzata, ‘umana troppo umana’. In esergo, Tofani ha voluto una poesia di Patrizia Cavalli: “Ma per favore con leggezza / raccontami ogni cosa / anche la tua tristezza”. E suona programmatico: è così che incede la sua narrazione, senza peso, posandosi tra i pensieri dei personaggi, dando loro voce e corpo – ma mai un giudizio. La penna del narratore è indulgente e accoglie le ombre di un’umanità minima, che si muove sullo sfondo della storia collettiva dei nostri ultimi 35 anni. Come nella tragedia greca c’è un coro a commentare gli avvenimenti di Cuzzole: è quello colorito degli anziani del paese, comunità nella comunità. “Leggo molte poesie – ha detto il giovane autore, che vive e lavora a Lucca come redattore web – e anche il titolo di questo romanzo prende le mosse da un’immagine che ho trovato in una bella poesia di Ernesto Ragazzoni. Si intitola Il mio funerale: con irriverenza il poeta dichiara che sulla sua tomba vorrà fiori piantati a rovescio, con le radici per aria e le corolle sottoterra, perché sarà lui che dovrà goderne”. Tofani è uno scrittore che ci pensa: non pubblica un libro ogni sei mesi, riflette sulle parole che usa e sa attendere finché non arriva quella giusta. Il suo romanzo d’esordio, L’ombelico di Adamo, è del 2013. Ha pubblicato alcuni racconti sulla rivista Toilet con lo pseudonimo Stof e nel 2016 ha vinto il premio Città di Capannori. Presto uscirà una sua intervista sulle pagine del Venerdì di Repubblica.