





La lampada Cobra, disegnata da Elio Martinelli (1922 – 2004), ha compiuto cinquant’anni. E quale migliore occasione per premere il tasto ‘pausa’ e ripercorrere, lungo un percorso monografico nello showroom di via Santa Lucia, la storia del designer che ha portato il nome della sua azienda e della città di Lucca al Moma di New York. Sarà inaugurata oggi (29 giugno) alle 17, con la premiazione del contest Cobra Reloaded riservato a giovani under 35, la mostra Elio Martinelli e la Martinelli luce. Un’esposizione già presentata alla Triennale di Milano nel mese di aprile, che prende le mosse da 23 riletture originali della celebre Cobra con texture firmate da designer diversi, e che prosegue accompagnando il visitatore lungo i decenni che hanno visto affermarsi l’identità artistica del brand lucchese, dagli anni ’60 fino alle collaborazioni attuali.
È la figlia di Elio, Emiliana Martinelli, a far parlare gli oggetti esposti col suo racconto: “Fin da bambina sono stata l’ombra di mio padre: è standogli vicino, giorno dopo giorno, che ho iniziato ad amare questo lavoro tanto da sceglierlo. Un esempio, il suo, di apertura continua e di dialogo con i maggiori architetti e designer che, in quegli anni come del resto anche adesso, gravitavano soprattutto intorno a Milano. Eppure – continua Emiliana Martinelli – capitava di continuo che scegliessero la nostra azienda per produrre le loro creazioni, come fece Gae Aulenti con la sua lampada Pipistrello del 1965, icona ancora oggi di modernità e stile. Ricordo la cordialità con la quale mio padre si relazionava a queste figure: c’era verità nelle relazioni che instaurava, al di là di qualsiasi vuoto formalismo”. Lo showroom di via Santa Lucia, con i suoi volumi dominati dal bianco, si configura come spazio ideale per celebrare la creatività tout court di Elio Martinelli. Si parte con i disegni delle scenografie per il teatro della Pergola di Firenze, degli anni ’40, fino ad arrivare, attaverso schizzi e appunti, alle composizioni pittoriche dell’età adulta, ai prototipi di sedie, elementi di arredo e anche una particolarissima bicicletta. “Mio padre non ha mai perso la voglia di creare – spiega Emiliana – e per lui il disegno era occasione di espressione e di libertà. Sono esposti anche dei ritratti di mia madre Anna, trasfigurazioni quasi fumettistiche di lei e della sua femminilità”. E poi ci sono loro, le lampade: essenziali e pulite nelle forme, perfette nella loro funzionalità, equilibrate nei colori – il bianco, tra tutti, si impone e ripropone nel tempo – e mai retoriche. Il colore fa capolino di rado e, quando c’è, non indulge in gradazioni diverse da quelle primarie. È l’eleganza della sintesi a conferire unità e continua attualità a una produzione che ha attraversato più di mezzo secolo, accogliendo – e adattando al proprio discorso compositivo – le sempre nuove sorgenti luminose. Poliedro, del 1962; Serpente, del 1965 come la Pipistrello; Ruspa, sempre di Gae Aulenti, del 1968; Foglia e Flex del 1969; e ancora: Elmetto del 1976, Biconica del 1986, Penombra del 1987 e Gropius del 1989 – fino alle realizzazioni della stessa Emiliana Martinelli degli anni ’90, come le lampade Amico e Amica. E oggi? Anche dopo la morte di Elio Martinelli, sopraggiunta nel 2004, l’azienda ha saputo conservare credibilità e forza comunicativa. Sotto la guida della figlia e designer Emiliana, la Martinelli luce ha continuato ad attrarre l’interesse di architetti internazionali e giovani designer, scelti come collaboratori per le lampade in produzione, come la Cyborg di Karim Rashid o la Fluida progettata da Studio Natural di Lucca. Un’apertura dimostrata anche dall’ampia partecipazione al contest Cobra Reloaded: oltre 85 creativi under 35 hanno inviato la loro idea di texture per la nota lampada, esattamente come, mesi prima, hanno fatto i 23 artisti nel loro omaggio a Elio Martinelli per la Triennale di Milano. Tra questi, Marcello Morandini e Paolo Orlandini, Karim Rashid e Brian Sironi, Alessandro Mendini e Marc Sadler, Luisa Bocchietto e Luc Ramael. Ma anche la stessa Emiliana Martinelli – con due texture diverse, bellissime: una a scacchiera, in ricordo delle partite giocate col padre, e una trapuntata come un planetario, a rivelare la costellazione dello scorpione sotto la quale Elio era nato. Originalissimo l’omaggio di Ingo Maurer, che ha autografato la ‘testa’ della Cobra con una scritta di deliziosa ironia: “Come scriveva il grande scrittore Gabriel García Márquez, ‘il mondo si divide in due categorie di persone: chi caga bene e chi caga male’: Elio Martinelli apparteneva alla prima”. Una monografia su Martinelli uscirà per i tipi di Electa a fine estate: la figlia, curatrice dell’opera, ha consegnato pochi giorni fa le bozze alla casa editrice. Il volume conterrà, tra gli altri, i contributi di Riccardo Benvenuti, Antonella Capitanio, Alberto Varetti e Carlo Morfini, direttore della Triennale di Milano.
La mostra, patrocinata dal Comune di Lucca, sarà visitabile fino al 29 luglio da lunedì a sabato dalle 16 alle 20; il sabato, inoltre, sarà aperta anche al mattino dalle 10 alle 13.
Elisa Tambellini