
Chi parla più delle “zitelle”? Quando e perché sono diventate “single”? Ne parlano domani (15 settembre) alle 18 a Luccalibri-caffè letterario l’autrice del libro Piuttosto m’affogherei Valeria Palumbo, Marica Barghetti della Enciclopedia delle donne e Michela Panigada de La Città delle Donne.
Cita, zita, zitella: una parola antica che indicava la ragazza non maritata, diventata un insulto nell’ambito di una società patriarcale che, per una donna, ha faticato ad accettare destini diversi dal matrimonio. All’inizio dell’Ottocento, aveva un altro significato: significava “ragazza”. Da marito. Perché tendenzialmente tutte le ragazze lo erano. Le prostitute romane, come si racconta in una poesia del romano Gioachino Belli Er zitellesimo, tentavano di adescare i loro clienti dicendo di essere “zitelle”, ovvero “vergini”. Per lungo tempo, per indicare una donna che, alla fine, non si era sposata, si dovette premettere l’aggettivo “vecchia” (che nell’Ottocento significava under 30). La Palumbo inizia da lì per analizzare come è cambiata la concezione della donna nella società da quando la scelta era ridotta sostanzialmente a tre destini (matrimonio, convento, bordello) a quando le scrittrici come Jane Austen, e poi via via Charlotte, Emily e Anne Brontë, George Eliot, Louisa Alcott misero a nudo il “mercato del matrimonio” e introdussero il principio che ci si sposa solo se si vuole, compiendo una rivoluzione. Per la prima volta le donne esprimevano un giudizio: non mi piace, non lo voglio.
Così tra una citazione letteraria e un riferimento cinematografico l’autrice accompagna, con uno sguardo divertito e spietato, in un vorticoso percorso attraverso la complessa vicenda di chi non ha camminato lungo il binario definito. Spesso per ribellione, a volte per indole o per puro caso. Scrivendo, così, un’altra storia, di passioni, desideri e talenti diversi.
Storie, come quelle che stanno arricchendo il sito della Enciclopedia delle donne che raccoglie voci di donne di tutti i tempi e di tutti i paesi: donne famose o che sono state famose al loro tempo, ma di cui oggi si è persa la memoria, e donne comuni: balie, gelsominaie, maestre, ricamatrici… questo è il senso dell’impresa che acconto alle fondatrici Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli ha visto affiancarsi altre donne tra le quali Marica Barghetti, che racconterà questa esperienza di costruzione condivisa dei saperi e della memoria