Hacker ‘buoni’ a Imt: presto centri di allenamento stabili




Sono stati selezionati attraverso contest in otto sedi universitarie italiane, i dieci giovanissimi ‘hacker buoni’ della nazionale italiana che dal 14 e il 18 ottobre disputerà a Londra l’European cyber security challenge. E per prepararsi alla competizione – con l’obiettivo di vincerla, dopo la medaglia di bronzo dello scorso anno a Malaga – si sono dati appuntamento alla scuola di alti studi Imt di Lucca. Cinque di loro hanno tra i 17 e i 20 anni, gli altri cinque tra i 21 e i 24, e dallo scorso 30 settembre hanno trovato la nostra città un luogo accogliente e confortevole per la loro singolare ‘preparazione atletica’.
Alcuni di loro frequentano ancora le scuole superiori, altri sono laureandi in ingegneria informatica. Una nazionale tutta al maschile – sebbene abbiano partecipato alla selezione circa 200 ragazze su 1900 concorrenti totali iscritti a CyberChallenge.it. Un dato non diverso da quello che si registra in Europa, che tuttavia ha fatto riflettere gli organizzatori, tanto che già dal prossimo anno si pensa a programmi di allenamento paralleli, per donne e per uomini, da tenersi proprio in Toscana. Con l’obiettivo, comunque, di formare una squadra di cyberdefender a servizio delle aziende e delle pubbliche amministrazioni italiane, realtà che quotidianamente gestiscono migliaia di dati sensibili. Tra le sfide più cogenti, impedire attacchi su piattaforme social, ambienti delicati e vere e proprie trincee di opinione che ‘funzionano’ attraverso continui conflitti tra utenti, col rischio organizzazioni terze possano influenzarne l’orientamento e determinare così un dato livello di percezione.
Il ritiro lucchese dei dieci giovani è stato voluto dal professor Rocco De Nicola, ordinario di informatica a Imt e membro della giunta amministrativa del Cini, il consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica che organizza la competizione nazionale e del quale fanno parte 46 università pubbliche. “In questi giorni i ragazzi hanno lavorato imparando a condividere le conoscenze di ciascuno, scambiandosi best practice e puntando a un linguaggio comune, con motivazioni prima di tutto etiche: tra gli obiettivi della nazionale di cyberdefender – ha sottolineato De Nicola – c’è la promozione della pace e della democrazia tra i popoli, che oggi passa in gran parte dalla rete. È questa anche la missione dell’European cyber security challenge: dopo essersi contesi il titolo di nazionale più forte, le 19 squadre che vivranno l’esperienza londinese saranno chiamate a confrontarsi e a cooperare”. Una finalità ribadita anche da Paolo Prinetto, presidente del Cini, che oggi (3 ottobre) è voluto essere a Lucca per seguire da vicino i lavori degli hacker in ritiro. “Collaboriamo col dipartimento ministeriale per la sicurezza informatica. Della nostra squadra ha fatto parte anche Roberto Baldoni, oggi vicedirettore generale del dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che ringrazio. Abbiamo molti progetti in cantiere – racconta Prinetto – tra cui un cyber ranger, una sorta di poligono di tiro permanente per l’addestramento degli hacker a servizio della sicurezza”. L’esperienza italiana è l’unica, in Europa, ad aver messo insieme università, centri di ricerca come il Cnr e realtà del mondo della telecomunicazione; e soprattutto è l’unica ad aver previsto una fase preparatoria alla competizione europea, con un processo selettivo così strutturato. Tra i successi già raggiunti, il settimo posto su 24 team partecipanti da tutto il mondo a Las Vegas della squadra Mhackaroni, nome che gioca sulla parola hacker e maccheroni, e che ha portato fortuna.
Ad allenare i dieci giovanissimi geni dell’informatica, Emilio Poppa e Marco Squarcina, che hanno sottolineato l’ottimo livello di partenza della squadra: “Ciascuno di loro ha portato valore aggiunto al gruppo – hanno detto – condividendo con gli altri una tematica particolare di cybersecurity approfondita. Oggi abbiamo realizzato un video, qua a Lucca, in cui ci presentiamo, sottolineamo la valenza etica del progetto, e che sarà messo online domenica”. L’operazione ha richiesto anche il supporto di due sponsor: CybSec, rappresentata dall’amministratore delegato Marco Castaldo, e Yoroi, di cui era presente uno dei fondatori, il giovane Marco Ramilli. Da loro, un incoraggiamento sentito alla nazionale italiana a non fermarsi, a entrare nel vivo delle questioni legate alla sicurezza informatica – un ambito che, dal teorico al pratico, presenta continue e stimolanti sfide intellettuali. Ha portato la sua esperienza nel settore hardware Antonio Varriale di Blue5, azienda italiana che da anni lavora nel sud est asiatico a servizio della sicurezza dei dati: “Queste esperienze sono talmente positive – ha detto Varriale – che entrarci in contatto mi fa venire voglia di tornare in Italia”. A Londra, i ‘nostri’ saranno chiamati a giocare a una sorta di Risiko digitale, prevedendo le mosse degli avversari e allestendo un’efficace barriera di difesa. E tra un allenamento e l’altro, durante questo ritiro lucchese, si sono concessi singolari momenti di relax: si chiama lock picking e consiste nel cercare di aprire un lucchetto con uno strumento inadatto a farlo. È una tecnica di meditazione, che favorisce i processi di analisi e problem solving. Un gioco, insomma, che potrebbe tornare utile in molti ambienti di lavoro – non necessariamente vocati alla salvaguardia della sicurezza dei dati informatici.
Elisa Tambellini