S. Giorgio, detenuti digitalizzano documenti Asl

Il reinserimento nel tessuto sociale ed il recupero della dignità personale passano per il lavoro: è così, mediante il progetto Liberi dentro, che Caritas, Usl Toscana nord ovest, Casa circondariale di Lucca, Gruppo volontari carcere e Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca intendono coinvolgere i detenuti del San Giorgio. Il progetto, che mira alla digitalizzazione dei documenti cartacei dell’Usl Toscana nord ovest da parte loro, è stata presentato oggi (14 dicembre) da Francesco Ruello (direttore Casa circondariale), Donatella Tutti (direttore Caritas Lucca), Silvia Bulckaen (tutor del progetto), Arianna Pisani (responsabile delle attività in carcere), Silvana Giambastiani (vicepresidente gruppo volontari carcere), Luigi Rossi (responsabile della zona distretto piana di Lucca dell’Usl) e da Giuliana Martinelli (collaboratrice che sta seguendo il percorso di digitalizzazione).
Si tratta di un progetto pilota, unico a livello nazionale, come ricorda Turri: “Ci lavoriamo da mesi, coinvolgendo molti soggetti diversi. Alla fine del 2017 è iniziata una fase di formazione e di test e nel mese di agosto 2018 sono state allestite postazioni di lavoro nella Casa circondariale e nella Casa San Francesco”. Così, già da alcune settimane, è iniziato il lavoro da parte di quattro detenuti che a rotazione – ogni 3 mesi – si alterneranno nell’opera di digitalizzazione del materiale cartaceo. “Questo – prosegue Turri – è un percorso di recupero e reinserimento, volto a collegare il carcere alla città. L’inclusione attiva dei detenuti passa anche attraverso ulteriori attività, come i corsi di pittura, di lingua, la mensa e la ciclo officina”. Martinelli ricorda che “l’Usl Toscana nord ovest è stata la prima ad essere autorizzata alla digitalizzazione dei suoi documenti. Un’attività semplice, ma da svolgere con grande accuratezza. Questo consente ai detenuti di mettere a curriculum un’ulteriore competenza”. Oltre all’azienda sanitaria, che ha investito quasi 21 mila euro, l’intervento è stato finanziato anche dalla Fondazione Crl (con 40mila euro), dalla Caritas (28mila euro) e dalla Regione (per quasi 16 mila euro) per un costo complessivo superiore ai 100mila euro. I detenuti lavorano 15 ore a settimana (dalle 9 alle 12) in un locale adibito con due postazioni, sotto lo sguardo dei tecnici Usl: ognuno di loro, inoltre, percepisce una borsa lavoro che ammonta a circa 400 euro. “Questo è un progetto che viene osservato per essere riprodotto altrove – commenta Rossi – ed alla fine il lavoro svolto dai detenuti semplificherà notevolmente l’attività di reperimento dei documenti”. Per Giambastiani, inoltre, “con Liberi dentro realizziamo un vero cambio di rotta, perché il recupero della dignità delle persone passa prima di tutto dal lavoro. Fornendo loro la possibilità di fare queste esperienze riusciamo a ridare un senso alle loro esistenze”. Due borse lavoro, peraltro, saranno attivate anche alla Casa san Francesco, che partecipa attivamente all’iniziativa coinvolgendo quattro detenuti agli arresti domiciliari: a regime completo, dunque, l’iniziativa coinvolgerà a turno 8 persone.
Sorpresa dalla reazione dei detenuti si dice Bulckaen: “Oggi erano emozionati – ricorda – perché hanno ricevuto i primi pagamenti. Adesso sentono di appartenere ad un mondo diverso: inizialmente erano diffidenti, poi hanno acquisito consapevolezza. Alcuni di loro, ad esempio, rinunciano anche alla pausa per lavorare”.
Infine Ruello: “Con questo progetto possiamo coinvolgere ogni tipo di detenuto, consentendo loro di impiegare il proprio tempo, senza semplicemente trascorrerlo. In questo modo ci impegnamo a trasformare i reati in opportunità di riscatto. L’unico requisito per partecipare è la buona condotta: una commissione interna che li valuta e li sceglie appositamente”.
Paolo Lazzari