Capodanno lucchese, a villa Bottini un tuffo nel passato

18 marzo 2019 | 12:01
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Capodanno lucchese, a villa Bottini un tuffo nel passato

Rievocazione storica e divertimento si incontrano ancora una volta. Succede domenica (24 marzo) a villa Bottini, in occasione del Gran capodanno toscano anno domini 1749, organizzato dall’associazione artistico culturale Laboratorio Brunier. Dalle 17 alle 21 avranno luogo giochi, canti e balli d’epoca, che trasporteranno gli invitati nel passato. L’ingresso è infatti gratuito, ma solo su invito e solo per coloro che si presenteranno in costume storico dal 1400 al 1700. Gli inviti si possono ritirare al punto di informazione turistica Metro o all’associazione stessa. Il limite massimo è di 80 persone.

Ad aprire la celebrazione un corteo in maschera, in partenza alle 17 da piazza san Michele e diretto a villa Bottini. Alle 18 il gonfaloniere Andrea Sbarba consegnerà simbolicamente le chiavi della città al sindaco Alessandro Tambellini e avverrà il taglio del nastro che darà il via ai festeggiamenti in villa. Il Capodanno si svolgerà sia in giardino che nelle sale interne, fra le diverse attività di intrattenimento ci sarà la musica dal vivo di Jacopo Puccini (trisnipote di Giacomo Puccini) e di una piccola orchestra composta da insegnanti del liceo musicale con strumenti d’epoca come il clavicembalo. Ci saranno poi giochi, artisti che interpreteranno illustri personaggi della nobiltà lucchese e danze tradizionali a cui si potrà anche prendere parte. Tra le proposte della serata anche una lotteria, un buffet della pasticceria Stella e, per finire, un brindisi in giardino che sarà seguito da un celebre canto, il Valzer delle candele. “Il Capodanno che andremo a vivere – comincia Loredana Bruno, vicepresidente del Laboratorio Brunier – non è paragonabile ai veglioni che si svolgono oggi. Si tratta di una rievocazione storica, legata alle nostre tradizioni di un recente passato. Fino al 1749, il Capodanno in Toscana e in alcune altre zone d’Italia si festeggiava infatti il 25 marzo. A partire dal 1750 si adottò l’orario francese e si cominciò a festeggiarlo il primo gennaio. Il 1749 rappresenta – continua la Bruno – l’ultimo anno in cui si è festeggiato alla maniera tradizionale e dunque il confine con il mondo attuale. Villa Bottini si presta molto a eventi di questo tipo, poiché è sì una villa, ma si trova in piena città. Ci saranno varie sale, quella dedicata agli innamorati, che vorranno vivere una dimensione più ‘intima’ dei festeggiamenti; quella dei giochi, dove si sarà accompagnati da due dame dell’epoca nella mosca cieca o nella caccia al tesoro e quella dei personaggi storici, come Casanova. Il nostro obiettivo è quello di far stare bene insieme anche degli sconosciuti, portando al pubblico un tipo di divertimento strutturato e studiato.” “Ci auguriamo in quanto associazione – afferma Maria Bruno, presidente del Laboratorio Brunier – che gli interventi di ristrutturazione a villa Bottini abbiano un seguito. Sono state infatti messe a norma le persiane, ma non ancora l’intero impianto, né il riscaldamento. La struttura ha bisogno di eventi consoni al suo valore, serve rispetto per un patrimonio che il Comune ha la fortuna di possedere. Sarebbe quindi auspicabile spostare altrove serate non adatte al contesto e al luogo e dare più spazio a iniziative che abbiano contenuti culturali”. “Mettere insieme la memoria storica della città e lo svago – continua l’assessore alla cultura Stefano Ragghianti – è un’idea semplice da realizzare ma vincente. A momenti di approfondimento se ne alternano infatti di più leggeri, di modo che il pubblico non si annoi ma allo stesso tempo arricchisca il suo bagaglio di conoscenze. L’investimento di 140mila euro ha permesso di ristrutturare gli infissi, le persiane e i cornicioni. Tuttavia si perde quasi nella vastità della struttura di villa Bottini e, per essere significativo, dovrebbe essere seguito almeno da altri due interventi”. “Dal 2000 sosteniamo il Laboratorio Brunier – aggiunge Andrea Salani della Fondazione crl – in quanto progetto trasversale, animato da uno spirito divulgativo. Abbiamo sperimentato una distanza fra chi vuole comunicare arte e chi riceve tale comunicazione, motivo per cui – conclude Salani – un’iniziativa come questa può fare da traino per avvicinare e ‘alfabetizzare’ rispetto a tematiche culturali e artistiche”.