Lucca ricorda Custer de Nobili a 50 anni dalla scomparsa

Gino Custer de Nobili poeta e padre del vernacolo lucchese. Il gruppo vocale lucchese Il Baluardo si accinge a celebrare l’autore delle poesie di Geppe e Lucca mia bella con alcune iniziative che si svolgeranno tra la fine di maggio e i primi giugno. L’annuncio viene dato oggi (29 aprile) nel giorno dell’anniversario dei 50 anni dalla morte.
Gino nasce a Lucca il 28 febbraio 1881 alla Santissima Annunziata e muore a Milano il 29 aprile 1969, appunto 50 anni fa. Diplomato al conservatorio della città – che oggi si intitola a Boccherini e allora si chiamava Pacini – come pianista, compositore, allievo dei maestri Angeloni e Magi, amico del Pascoli, di Puccini, di Catalani, di Rosadi e Andreotti, fa propria l’eredità di Idelfonso Nieri e mantiene il suono della parlata lucchese. Le sue liriche più conosciute, La lita di Pontetetto, Ir mi sere (il mio nonno), Fruffrue donna mastio, Davanti al sarcofago d’Ilaria del Caretto, Puccini, Mi’ ma’, Lucchina mia, fanno parte del patrimonio culturale dei lucchesi, certamente di quelli più in là negli anni. Dal 2009 riposa nel famedio del cimitero urbano e l’epitaffio così recita: Geppe, poeta a cui i lucchesi devono un po’ della loro storia.
Il Baluardo intende ricordare Geppe al rientro della trasferta in Spagna e quindi a fine maggio o primi di giugno. “La figura di Geppe – spiega Elio Antichi – sarà ricordata unitamente a quella di Cesare Viviani che ha eletto Gino Custer de Nobili a proprio padre ispiratore e nume tantè che lo vorrà come novello Virgilio, quando andrà a scrivere il suo capolavoro L’Inferno Robba dell’artro mondo da un’idea di Dante Alighieri. Con l’augurio che nuovi poeti si possano unire al lavoro encomiabile di Domenico Bertuccelli (Gavorchio), Giovanni Giangrandi, di Giampiero Della Nina attuali addetti alla conservazione delle nostre forme dialettali”.