Arte e riflessione con la mostra di Bischof a LuCCA






Arte e riflessione per un totale di 105 scatti, con immagini che vanno dal 1934 al 1954, divisi in otto sezioni: sono questi i numeri di Werner Bischof. Classics, mostra dedicata al grande fotoreporter svizzero (1916-1954) che il Lu.C.C.A. – Lucca center of contemporary art propone dal 7 settembre al 7 gennaio 2020. La mostra è organizzata da Lu.C.C.A. e Omina in collaborazione con Werner Brischof Estate e Magnum Photos, in partnership con Photolux Festival.
Il percorso espositivo è stato presentato questa mattina (6 agosto) dall’assessore alla cultura Stefano Ragghianti, il presidente della fondazione Lu.C.C.A. museum Angelo Parpinelli, il direttore del Lu.C.C.A. e co-curatore della mostra Maurizio Vanni e il direttore artistico di Photolux Festival Enrico Stefanelli.
“Questo è un appuntamento importante per tutta la città – le parole di Ragghianti -, ci fa piacere che sia inserito negli eventi di settembre. Una bella iniziativa, fuori dal consueto. Questo è un evento di alto livello culturale: il ‘900 è stato un secolo brave, così come lo hanno definito, ma anche di grandi tragedie. Tragici eventi che ci portiamo dietro tutt’oggi. Ma sono stati anche anni di ricostruzioni e speranze, in cui la fotografia ha testimoniato questi due aspetti. Oggi, con i telefoni, si perde quella testimonianza artistica della fotografia”.
“C’è grande soddisfazione e orgoglio per questa mostra – commenta il presidente Parpinelli -. Devo dire che mi sono avvicinato alla fotografia proprio grazie a Lu.C.C.A., ma adesso, dopo una prima perplessità, sono riuscito a capire quanta arte ci sia in questi scatti. La mostra dedicata a Bischof è drammatica, ogni foto ti disturba: c’è un’alta componente umana , è vera arte. Il fotoreporter ci ha lasciato una testimonianza unica”.
“Dopo Depero – spiega Vanni -, la nostra stagione prosegue con un altro personaggio fuori dagli schemi: Werner Bischof, un maestro del reportage, ma soprattutto un artista in grado di indagare il rapporto dell’uomo con la natura e con sé stesso, un ricercatore di verità, archeologo dei sentimenti umani, narratore straordinario del quotidiano, appassionato di vita. Era un ‘ribelle’, non faceva ciò che gli veniva chiesto dalle testate per cui lavorava. In questa mostra il visitatore viene trasportato in 8 sezioni, 8 missioni che l’artista ha fatto come inviato speciale. Un racconto storico del dopo guerra in vari parti del Mondo. In questa mostra la bellezza incontra l’anima”.
“La sinergia aiuta tutti – commenta Stefanelli – porta anche ricadute sull’intera città. La fotografia è il mio linguaggio e Bischof è stato proprio il mio punto di partenza. Sono stato catturato da uno dei suoi scatti più famosi, il bambino peruviano che suona il flauto. Questa è una mostra a cui tengo particolarmente”.
La mostra nel dettaglio. Nudi femminili, indagini sulla natura, ritratti che mostrano un utilizzo inedito della luce, grandi viaggi in luoghi remoti, devastati dalla guerra o esaltati dalla cultura indigena: sono questi i temi principali della mostra dedicata a Bischof. Europa, India, Giappone, Corea, Hong Kong, Indocina, New York, Messico, Panama, Cile, Perù: sono i luoghi attraversati dal percorso espositivo che racconta la storia di Bischof e scandisce la sua passione per l’estetica, la ricerca, i valori etici e morali, la sua capacità di rappresentare le dicotomie di sviluppo e povertà, di business e spiritualità, di modernità e tradizione. I visitatori saranno proiettati negli anni della nascita di Magnum Photos, del fotogiornalismo e dell’evoluzione di Bischof in artista in cerca di libertà espressiva, con alcune foto all’epoca scartate perché ritenute prove di originalità – di fatto perché non esaltavano la cronaca di guerra ed erano meno sensazionalistiche -, ma che poi gli apriranno la porta a riconoscimenti, mostre e pubblicazioni. La mostra include uno dei suoi scatti più noti: il bambino peruviano che suona il flauto, che Brischof incontrò nel 1954, sulla Ande in Perù, poco prima di perdere la vita prematuramente in seguito a un incidente stradale.
Spazio alla tecnologia: la mostra di Werner Bischof in chat. “Se stai per iniziare la visita, prova il nostro chatbot: gira su Facebook Messenger, a cui puoi accedere direttamente dal tuo smartphone. Troverai informazioni di servizio e tutti gli approfondimenti necessari per goderti al meglio la mostra. La chat si avvia inquadrando il codice Qr. Nelle sale espositive, vedrai alcune grandi scritte rosse su pannelli esplicativi. Sono parole chiave, che identificano alcuni temi dell’opera di Bischof. Usale nel chatbot, scrivendole nella chat, per sbloccare testi e audio di approfondimento.
Date e orari. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 7 gennaio. Orario: da martedì a domenica dalle 10 alle 19. Chiuso il lunedì. Prezzi: 10 euro intero, 8 euro il ridotto. Gratuito per bambini fino ai 6 anni.