In Fondazione Bml l’iniziativa sul Cile di ieri e di oggi



Venerdì (8 novembre) all’auditorium di piazza San Martino, nel centro storico di Lucca, a partire dalle 20,30, è in programma l’iniziativa Viva il Chile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!, gratuita e aperta a tutte e tutti, con documenti e testimonianze – da Allende ad oggi – per mostrare la vicinanza della città al popolo cileno, che in queste settimane sta attraversando una fase di mobilitazione contro le disuguaglianze economiche e sociali. L’iniziativa è promossa dall’amministrazione comunale, dal cineforum Ezechiele 25:17 e dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca, che stamani (6 novembre) hanno raccontato l’iniziativa nella sala degli specchi del Comune di Lucca.
Il titolo dell’iniziativa riprende le ultime parole pronunciate da Salvador Allende, che fu il prersidente del Cile dal 1970 al 1973, dalla Moneda bombardata dai golpisti. Daniele Bianucci, consigliere comunale e referente del sindaco di Lucca sul tema dei diritti, racconta: “L’iniziativa è nata alla luce della mobilitazione che sta coinvolgendo il Cile, per quanto attiene le disuguaglianze civili ed economiche che da tempo sono presenti nel paese e che da poco si sono rimanifestate a causa dell’aumento della tassa sulla metro. La nostra idea è di creare, nella nostra città, un momento di riflessione sulla realtà cilena. Così, da un dialogo dell’amministrazione comunale insieme al cineforum Ezechiele e alla Fondazione Banca del Monte di Lucca, abbiamo pensato di realizzare questo appuntamento dell’8 novembre, che nasce anche da un’elaborazione intellettuale, in particolare del professore Marco Vanelli – membro del cineforum Ezechiele – di riportare documenti e testimonianze che ripercorrono la storia del Cile dal passato fino all’attualità. Venerdì proietteremo due film: La forza e la ragione di Roberto Rossellini e Santiago, Italia di Nanni Moretti, poi ci saranno le testimonianze di Paolo Boncristiano che conobbe personalmente Bernardo Layton, politico cileno esule in Italia, che fu un amico di Allende”.
Marco Vanelli spiega: “L’incontro che faremo venerdì nasce sulla spinta di questa cronaca che ci riporta a immagini che abbiamo visto anche nei documenti d’epoca quando, il Cile subì il golpe di cui Allende è stato vittima nel 1973. Noi, come cineforum, avevamo già organizzato un incontro di questo tipo l’anno scorso, sia a Capannori che a Castelnuovo Garfagnana. L’occasione la vogliamo riproporre a Lucca: l’idea è di far vedere questa intervista importante fatta ad Allende da Rossellini, che al tempo era in America, per poi essere chiamato in Cile dal figlio, nel 1971, per andare ad intervistare Allende -che al tempo stava cercando di compiere una pacificazione sociale per mettere d’accordo i sindacati e gli operai, nonostante le difficoltà proveniente dagli USA-. L’intervista di Rossellini fu trasmessa solo nel 1973, dopo la morte di Allende, dalla Rai. Un aneddoto che mi piace sempre ricordare è che, mentre Rossellini e Allende parlavano, arrivò un membro dell’esercito, che Allende considerava un esempio di come l’esercito stesse dalla parte del governo: il generale Pinochet, ovvero colui che da lì a un paio d’anni sarà il fautore del colpo di stato del Cile, il futuro dittatore. Ricordo un altro dettaglio che Rossellini fa emergere: la casa del dove abitava Allende era in via Tommaso Moro, cioè colui che per primo ha usato la parola ‘comunismo’ in senso utopistico, così il governo di Allende nasceva sotto un egida utopistica anche dal fatto stesso che la strada era così nominata. Invece, Nanni Moretti nel suo film Santiago Italia, che è molto più recente, cerca di ricordare in particolare l’esempio che gli italiani, presenti nell’ambasciata al tempo del colpo di stato cileno, hanno dato accogliendo gli esuli che cercavano di trovare asilo politico. Moretti si limita a scegliere le interviste e fare domande, altre volte interviene con il suo piglio polemico, ad esempio quando intervista uno degli aguzzini del regime. Questi due documenti, di Rossellini e Moretti, raccontano il coinvolgimento positivo dell’Italia in un periodo in cui lo straniero non era il perseguitato, ma veniva aiutato e accolto”.
Paolo Boncristiano, attualmente molto attivo nel volontariato cittadino, ebbe l’onore di conoscere personalmente Layton e la sua famiglia quando erano esuli in italia, riporta così una piccola anticipazione delle testimonianze che racconterà all’incontro di venerdì: “C’è stato un incontro nel 2004, in cui invitammo la giornalista Patrizia Maiorca, che comparirà tra gli intervistati. Queste giornalista aveva appena scritto un libro sull’attentato a Layton e lei con molto coraggio ricostruì le trame che legano il servizio segreto di Pinochet, diretto dal generale Manuel Contreras, e la versione della destra estremista italiana, passando per la Spagna, dove la realtà era quella di una destra forte”. “Ringrazio gli organizzatori di questa iniziativa – prosegue – perché mi danno la possibilità di far conoscere questa persona, Layton, che ricoprì alcune cariche importanti: ministro dell’istruzione, ministro degli interni, ministro del lavoro e poi vicepresidente del Cile durante la presidenza che precede a quella di Allende. Fu un autentico difensore della democrazia. La sua presenza fu importante anche durante l’elezione di Allende, quando fece in modo che tutta la Dc compatta votasse per lui. I due restarono sempre in contatto e in ottimi rapporti. Io ho conosciuto Layton quando era esule in Italia, era il più grande riferimento per l’opposizione al golpe di Pinochet, per questo decisero di ucciderlo. La moglie di Layton, che restò ferita durante il suo omicidio, non ha mai portato rancore né pronunciato parole di odio contro il mandante dell’omicidio di Layton. Lui e la sua famiglia erano delle persone molto umili, ricordo che quando ero invitato a mangiare a casa loro, cucinavano su un fornellino da campo. Era il punto di riferimento di tutti gli esuli cileni, per questo era un personaggio scomodo a molti. Quando nel ‘78, durante la crisi del regime Pinochet, fu consentito a tutti gli esuli di ritornare in Cile, a Layton l’ambasciatore italiano raccomandò di tornare nel suo paese in assoluto silenzio, con discrezione: Layton si rifiutò, non voleva scappare dall’Italia come un ladro, voleva salutare tutte le persone che qui lo accolsero. Quando arrivò all’aeroporto in Cile, c’era una fila di persone lunga 30 chilometri che aspettava di accoglierlo. Layton non perse l’occasione per dimostrare la sua vicinanza e gratitudine all’Italia, anche quando io lo invitai – pensando che in realtà non sarebbe mai venuto – a far visita ai giovani della zona di Montepulciano. Lui era lì, presente”.
Durante la conferenza non hanno potuto essere presenti Giuseppe Bartelloni e Oriano Launducci – rispettivamente direttore e presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca, che hanno contribuito attivamente all’iniziativa, il cui ringraziamento è arrivato comunque a tutti coloro che hanno collaborato all’iniziativa.