Alla Domus tra reperti in mostra i resti di un antico rito

27 novembre 2019 | 12:45
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Alla Domus tra reperti in mostra i resti di un antico rito
Alla Domus tra reperti in mostra i resti di un antico rito
Alla Domus tra reperti in mostra i resti di un antico rito

Un excursus tra i secoli nel cuore più antico di Lucca. Si tratta della Domus Romana dove venerdì (29 novembre) alle 11 si terrà l’inaugurazione della mostra di materiali archeologici rinvenuti dopo un lungo lavoro di scavi e selezione. La tutela per i beni archeologici ha infatti permesso negli anni rinvenimenti numerosi e significativi, che hanno composto tassello dopo tassello la storia della città integrando e talora correggendo quanto riportato dalle fonti scritte.

La Domus romana è un esempio evidente dell’efficacia di questo strumento: quando nel 2010 sono iniziati gli scavi per il rifacimento delle cantine, proprio l’assistenza archeologica ha permesso di ritrovare e di documentare con attenzione scientifica le diverse fasi di occupazione di questo settore della città, di per sé già interessante per la presenza della chiesa medievale di Sant’Agostino e dei resti dell’antico teatro romano. Gli ambienti messi in luce allora ripercorrono un periodo storico lungo, peraltro leggibile anche nella stratigrafia muraria: dal Rinascimento, testimoniato dalle volte in laterizio e da bei frammenti di piatti decorati in maiolica graffita dai colori vivaci, si scende al periodo medievale, visibile nelle murature in ciottoli e nel vasellame di uso comune. Infine il periodo romano è documentato da resti di muri perimetrali che descrivono ambienti abitativi e dai numerosi reperti legati all’edificio, quali tegole e mattoni, intonaco dipinto, tessere di mosaico colorate, e alla vita quotidiana degli abitanti della casa, come vasellame da mensa, monete, oggetti da toeletta. Particolarmente significativo è il ritrovamento delle tracce di un rito celebrato nel primo sec. a.C: in una buca era collocata la porzione centrale di un’anfora sistemata in posizione orizzontale, contenente un vasetto globulare intero, di buona fattura, e una fibula di bronzo in perfetto stato di conservazione. Si tratta di oggetti deposti intenzionalmente nell’ambito di un rito domestico che è stato riprodotto in una delle vetrine espositive della mostra. A dare importanza all’esposizione è una terracotta architettonica romana con l’immagine di Gorgone affiancata da fanciulli che cavalcano delfini, che ha dato il nome al sito e che è stata ben valorizzata da un’originale soluzione espositiva.
Stamani (27 novembre) nella Domus Romana i dirigententi del sito Giuseppe Bulleri e l’architetto Simona Velardi, insieme all’archeologa Elisabetta Abela, a Giulia Picchi, dell’ufficio della Soprintendenza, in rappresentanza della dottoressa Neva Chiarenza, funzionaria della Soprintendenza hanno presentato i reperti, e la loro storia, che si potranno ammirare all’inaugurazione di venerdì.
L’importanza di questa esposizione risiede non solo nell’evidente interesse scientifico dei ritrovamenti, ma anche nei risultati di valorizzazione e di tutela realizzati con la collaborazione fra enti pubblici e privati. L’opportunità di esporre il materiale nel luogo dello suo ritrovamento ne rende più accessibile il significato e questo è stato reso possibile da un dialogo iniziato molti mesi fa, che ha coinvolto la Bulleri Sas, che ha messo a disposizione locali e personale, la Soprintendenza di Lucca ed il Polo Museale della Toscana, che hanno prestato il materiale archeologico di proprietà statale.
“Grazie sopratutto alla disponibilità e alla partecipazione della Soprintendenza – dichiara Giuseppe Bulleri – che ha intuito di potersi fidare e ha dato la concessione, assieme al Polo museale, di poter esporre nel sito originario i reperti che, finalmente, rianimano la Domus. Poter ammirare questi oggetti, ci dà l’impressione che essi raccontino aspetti di vita quotidiana di 2000 anni fa. Noi cerchiamo di trasmettere, ai visitatori, l’emozione che questa esperienza ci ha regalato. La Domus ‘canta cultura’ e ha il merito di portare all’attenzione una parte della storia di Lucca che fino ad ora era stata poco evidenziata: l’epoca romana”.
“Oggi mostriamo il risultato dell’esperienza iniziata diversi anni fa – aggiunge Giulia Picchi -, quando nel corso di lavori sono emersi tutti questi reperti. Grazie agli strumenti di tutela, ovvero la declaratoria del 1982, si sono potuti acquisire dei dati significativi per la conoscenza della storia di Lucca e, inoltre, hanno portato al risultato della Domus Romana. L’impegno e la sinergia tra pubblico e privato in questo ambito, che tra l’altro è un’esperienza unica nel territorio Lucchese, ha permesso di rendere fruibile questi reperti”.
“L’esperienza della Domus è rilevante per il risultato e la ricaduta sulla città, per valorizzarla. I reperti che trovammo nel 2010, sono confluiti tutti nel deposito archeologico del Comune di Lucca, nella caserma Lorenzini – spiega Elisabetta Abela -. Grazie alla collaborazione e all’interesse della Soprintendenza, insieme ai quali è stato possibile stabilire che i reperti potevano tornare nel sito d’origine, è iniziato un lavoro che è partito dalla selezione degli oggetti più importanti, in termini di rappresentatività, per poter essere esposti. La sinergia era molto forte, perché mentre si sceglievano gli oggetti già si pensava a come esporli, in modo da trovare soluzione per cui gli oggetti si fondessero con lo spazio della Domus e, al contempo, che lo spazio li valorizzasse”.
Simona Velardi  spiega infine che “il sito conta fino a 8 mila visitatori all’anno, che purtroppo si trovavano a vetrine contenenti delle riproduzioni, che informava il visitatore che gli oggetti originali erano conservati altrove. Finalmente, oggi, questi oggetti sono qui, nel loro luogo d’origine e ci danno informazioni sulla vita quotidiani di 2000 anni fa”.
L’esposizione è stata curata dall’archeologa Elisabetta Abela, che aveva anche partecipato alla fase di scavo dell’area, con la supervisione scientifica della dottoressa Neva Chiarenza, funzionario della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara. Il progetto architettonico della mostra è a cura dell’architetto Simona Velardi, che dirige il sito insieme al dottor Giuseppe Bulleri.

Gloria Congiu