Al Lu.C.C.A. Roberto Baronti reinterpreta il monumento funebre di Ilaria del Carretto



In mostra dal 25 gennaio al 15 marzo al museo di via della Fratta
Le riflessioni sul tempo e la rivisitazione del celebre monumento funebre a Ilaria Del Carretto realizzato da Jacopo della Quercia. Sono questi i temi affrontati dall’artista lucchese Roberto Baronti nella sua personale dal titolo Modern Ilaria. Il presente del passato, a cura di Maurizio Vanni, esposta nel Lu.C.C.A Lounge & Underground (ingresso libero) dal 25 gennaio al 15 marzo. L’inaugurazione ufficiale alla presenza dell’artista si terrà sabato (15 febbraio) alle 18.
Quella di Baronti, da testimone del proprio tempo, è non solo narrazione, ma anche lucida provocazione. La serie di opere che propone – che sono immagini di sintesi – non sono citazioni, rivisitazioni, omaggi, rappresentazioni o decontestualizzazioni della figura di Ilaria, bensì una proposta originale che Sant’Agostino definirebbe “Il presente del passato”. Baronti fa riemergere dal suo archivio memoriale esperienze emotive, intellettive, sensoriali e a tutto questo aggiunge la sua visionarietà. “Connota la ‘Modern Ilaria’ – spiega il curatore Maurizio Vanni – in contesti implausibilmente possibili, improbabili, credibili, fantastici e, al tempo stesso, così prossimi all’interpretazione di un mondo digitale che cerca di non sopprimere la nostra identità”.
È come se l’artista ponesse un filtro sui ricordi e da lì partisse per riprogettare l’esistenza. “Baronti – prosegue Vanni – non vuole mettere in discussione il presente, anzi cerca di esaltarlo proprio partendo da un’immagine nota del passato. Le sue immagini ci propongono, in un tempo zero assolutamente originale, un impianto compositivo solo in apparenza classico violato da un elemento che, proprio nel passato, ha connotato la priorità percettiva dei più grandi capolavori della storia dell’arte: la luce. Lo spazio è quasi sempre determinante quanto le figure, non è mai ‘occupato’ casualmente e ritma le energie sprigionate dall’abbinamento delle forme”.
In tutto questo racconto Ilaria risulta essere un pretesto, una suggestione o un elemento iconografico comparativo che “ci sollecita a immaginare, a fidarci del non visibile provando a trasformare la ‘bellezza delle forme’ in strumento per deflagrare il velo di Maya che cripta tutte le cose del mondo”. Baronti ci ricorda che tutti noi abbiamo in dotazione naturale una speciale macchina per viaggiare nel tempo: i ricordi per andare nel passato, i sogni per muoversi verso il futuro.
Roberto Baronti nasce a Lucca e si forma al Dams di Bologna specializzandosi in arte negli anni Ottanta. Frequenta l’Académie de la grande chaumière di Parigi.
Negli anni Novanta è in Marocco sotto la guida dell’architetto Giulio Cappellini per produrre oggetti e complementi di arredo fino ai primi anni 2000. Sempre in Marocco continua la sua ricerca pittorica fino a fare la sua prima esposizione a Marrakesh nella galleria di Mustapha Blaoui nell’estate del 1993. Lasciato il Marocco continua a lavorare, fino a tutt’oggi, come libero professionista nel design e nella ristrutturazione e decoro di ville e abitazioni private di prestigio.
Nel 2009 intuisce l’uso dello scanner come nuova forma d’arte. Inizia una ricerca sperimentale adoperando vari tipi di scanner come macchina fotografica, usandoli direttamente sulle persone, sugli oggetti e sugli ambienti che va a ritrarre. Partecipa a varie mostre collettive.