Una ricerca della scuola Imt e dell’università di Pisa studia la felicità e i suoi caratteri

Il progetto, finanziato dalla fondazione Gio.I.A., si chiede perchè alcuni di noi sono più predisposti rispetto ad altri
In occasione della giornata mondiale della felicità 2021, che ricorre domani (20 marzo), la Scuola IMT Studi Lucca e l’Università di Pisa avviano un progetto di ricerca dal titoloThe Pursuit of Happiness. Semantic, Genetic and Personological Factors influencing People Wellbeing and Life Satisfaction promosso e finanziato dalla Fondazione Gio.I.A. di Pisa con una somma iniziale di 200mila euro. L’obiettivo è capire quali siano i correlati semantici, ambientali, genetici e psicobiologici della felicità intesa, appunto, come scopo della vita. In altre parole comprendere perché alcuni di noi siano predisposti ad essere più felici rispetto ad altri e quanto questo sia determinato da fattori ambientali e genetici.
A portare avanti lo studio sarà una squadra di ricercatori del MomiLab della Scuola Imt (il Molecular mind laboratory, fondato e diretto dal direttore Pietro Pietrini) guidata dal dottor Luca Cecchetti, ricercatore in psicologia e neuroscienze, assieme a un gruppo di ricerca coordinato dalla professoressa Silvia Pellegrini, che da anni ha sviluppato un’innovativa linea di ricerca sullo studio degli effetti dei fattori genetici sul comportamento umano e sul senso morale. Il progetto di ricerca si svolgerà presso il dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’università di Pisa diretto dal professor Stefano Taddei.
“Geni e ambiente sono in stretta relazione tra loro, con influenza reciproca dell’uno sull’altro. Questa ricerca mira a comprendere quali fattori genetici possono favorire lo sviluppo di un’attitudine positiva o rendere più resilienti agli eventi avversi della vita. In un certo senso, capire quanto felici si nasce o si diventa” ha commentato la professoressa Pellegrini dell’università di Pisa.
“In un periodo come questo, in cui la pandemia ci ha privato di molti momenti felici, riuscire a comprendere quali siano i fattori ambientali e biologici che determinano il benessere psicofisico delle persone rappresenta una sfida di primaria importanza – dice Luca Cecchetti, della scuola Imt – Capire le differenze tra piaceri immediati e il senso di appagamento legato allo scopo della propria vita – continua Cecchetti – sarà utile anche nella comprensione dei meccanismi patologici caratterizzati da disregolazione della sfera affettiva”.
La ricerca procederà attraverso tre momenti fondamentali: la prima parte sarà dedicata alla mappatura semantico-linguistica della felicità e di altre emozioni positive, per esempio gioia o trionfo, e “neutre” ad essa correlate (circa 80 in totale) attraverso interviste e testi scritti. Oltre alle definizioni delle emozioni da parte di persone comuni, infatti, i ricercatori si avvarranno anche di ben 2mila romanzi in lingua italiana e inglese di scrittori e scrittrici rappresentativi dei vari continenti e delle varie culture, a partire dai Nobel per la letteratura.
La seconda parte verterà invece sulla mappatura ambientale: grazie ad un’app, per un certo periodo di tempo, ad alcune centinaia di persone sarà chiesto di indicare quali azioni o esperienze nel corso delle loro giornate possano meritare di essere definite felici. Terzo momento sarà invece quello con focus genetico, per capire se esistano fattori genetici, appunto, che ci espongono a condizioni di benessere piscologico più frequenti rispetto ad altri. Questa terza parte della ricerca sarà fatta attraverso il prelievo di campioni di saliva dai quali verrà estratto il Dna.
“La Fondazione Gio.I.A – commenta il presidente Maurizio Mian – da anni si dedica allo studio dei fattori genetici, neurobiologici e psico-sociali alla base del senso di felicità, inteso nella sua accezione più ampia, e a cominciare proprio dalla sua definizione semantica. Un tema, quello legato agli elementi che influenzano le persone rispetto a wellbeing e life satisfaction, verso il quale questa Fondazione ha sempre tenuto un approccio rigorosamente scientifico, con la consapevolezza che questo possa avere importanti implicazioni alla comprensione del disagio giovanile e la prevenzione delle sue conseguenze, spesso drammatiche. Per questo – spiega Mian – è per noi un onore essere partner di questo programma di ricerca portato avanti congiuntamente dalla Scuola Imt alti studi Lucca e università di Pisa, che mettono in campo gruppi di lavoro di altissimo livello in grado di assicurare risultati importanti. Lo studio che sta per partire – conclude Mian – rappresenta una straordinaria occasione per capire finalmente qualcosa di più sui meccanismi biologici della felicità e le variabili che caratterizzano questi fattori”.
“La Scuola Imt – ha detto il direttore Pietro Pietrini – è molto grata alla fondazione Gio.I.A per il sostegno a un progetto di ricerca innovativo e di significativa rilevanza sociale. I suoi risultati, infatti, potranno avere implicazioni rilevanti per la comprensione di quanto la nostra capacità di essere felici dipenda dal nostro patrimonio genetico facendo luce, ad esempio, sul disagio giovanile spesso causa di enormi sofferenze”.