Dialogo fra popoli e coesione, l’alfabeto universale di Frédéric Bruly Bouabré

9 aprile 2021 | 14:57
Share0
Dialogo fra popoli e coesione, l’alfabeto universale di Frédéric Bruly Bouabré
Dialogo fra popoli e coesione, l’alfabeto universale di Frédéric Bruly Bouabré
Dialogo fra popoli e coesione, l’alfabeto universale di Frédéric Bruly Bouabré
Dialogo fra popoli e coesione, l’alfabeto universale di Frédéric Bruly Bouabré
Dialogo fra popoli e coesione, l’alfabeto universale di Frédéric Bruly Bouabré

Apre al Palazzo delle Esposizioni la mostra con oltre 400 opere dell’artista

Palazzo delle Esposizioni di Lucca diventa il centro della ripartenza del mondo artistico, con una mostra antologica dedicata all’arte africana e all’artista ivoriano Frédéric Bruly Bouabré scomparso nel 2014 e considerato uno degli autori internazionali più significativi, le cui opere sono state ospitate anche dalla Biennale di Venezia.

La mostra, dal titolo Frédéric Bruly Bouabré. Arte alfabeto universale, è stata curata da Alessandro Romanini e le opere saranno presenti al Palazzo delle Esposizioni da oggi (9 aprile) al 13 giugno, grazie ad una proroga dovuta alla situazione di emergenza sanitaria. Gli ultimi provvedimenti del Governo hanno stabilito la chiusura dei musei per tutto il mese di aprile e nella speranza che a maggio ci sia un calo nei contagi che permetta una partecipazione del pubblico dal vivo, prima della riapertura, l’esposizione può essere seguita attraverso visite e percorsi online.

L’antologica Frédéric Bruly Bouabré. Arte alfabeto universale è organizzata da Fondazione Banca del Monte di Lucca e dalla Fondazione Lucca sviluppo, con il patrocinio della Regione Toscana e dell’ambasciata della Costa d’Avorio in Italia e la collaborazione della Fondazione Alighiero e Borretti. All’inaugurazione della mostra, avvenuta oggi (9 aprile) hanno partecipato i sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, il presidente di Fondazione Banca del Monte di Lucca, Oriano Landucci, il ministro consigliere dell’ambasciata della Costa d’Avorio, Jean-Ghislain N’Gbichi, il curatore Alessandro Romanini e con un breve video messaggio Sylvestre Bruly Bouabré, figlio dell’artista.

“Voglio ringraziare in modo particolare, tutte le persone che si sono impegante nella realizzazione di questo evento – dice il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini –. Il titolo della mostra, Arte alfabeto universale, è un messaggio di unione di popoli attraverso forme espressive come l’arte. Ci sono caratteristiche che uniscono tutte le tradizioni culturali del mondo e tra di essi, l’arte diventa strumento di comunicazione tra popoli, che si può comprendere al di la della lingua o delle differenze tra le società in cui viviamo, una forma di comprensione che unisce tutti. Rinnovo i miei ringraziamenti a Fondazione banca del Monte – prosegue il sindaco Tambellini – e spero che questa esposizione possa essere seguita da tutti, perché il mondo dell’arte ha bisogno di un contatto diretto con il pubblico”.

“Quella di oggi è una giornata importante, per il contesto e per il messaggio artistico di pace e inclusione espresso da Frédéric Bruly Bouabré – dice Oriano Landucci, presidente di Fondazione banca del Monte di Lucca – Mi unisco ai ringraziamenti alle Fondazioni che hanno partecipato, al patrocinio della Regione Toscana, all’Ambasciata della Costa d’Avorio e al sindaco di Lucca. Ci auguriamo che ci sia un’evoluzione della pandemia che permetta la visita dal vivo della mostra”.

“Vorrei presentare prima di tutto le scuse dell’ambasciatore della Repubblica della Costa d’Avorio, signor Samuel Ouattara, che ha causa di alcuni obblighi non è potuto essere qui oggi – dice Jean-Ghislain N’Gbichi, ministro consigliere dell’ambasciata della Costa d’Avorio –. Il mio paese è onorato di accompagnare questa mostra di uno dei suoi figli, attraverso di lui è la cultura ivoriana ad essere valorizzata, grazie a questa forma di riconoscimento internazionale che questo evento conferisce. Frédéric Bruly Bouabré, come un entomologo, dagli anni ’50, archivia il mondo contemporaneo grazie alle sue opere, destinate a salvare dall’oblio la cultura della sua etnia. Le arti appaiono come una testimonianza illustrata dell’esperienza vissuta dalle popolazioni, per questo assicuro la piena disponibilità della missione diplomatica ivoriana a lavorare a fianco del mondo artistico, per promuovere valori culturali condivisi. La nostra presenza qui a Lucca, simboleggia questo impegno e da un forte segnale per promuovere ulteriormente il vivere insieme”.

Il percorso della mostra presenta oltre 400 opere provenienti da collezioni private e dalla famiglia dell’artista, mettendo in evidenza le varie fasi della sua ultra cinquantennale carriera ed illustrandone i vari aspetti tematici, poetici e biografici grazie ad un ricco corredo di documenti e testimonianze storiche.

“Voglio ringraziare le varie partnership che hanno partecipato al progetto e tutte le persone che lo hanno reso possibile – dice il curatore della mostra Alessandro Romanini –. Perché abbiamo deciso di portare l’arte africana a Lucca? Perchè dall’arte africana c’è sempre da aspettarsi delle soprese e per una serie di combinazioni fanno di Lucca un pionieristico centro di studio dell’arte africana. Voglio ricordare alcuni personaggi lucchesi, come Carlo Piaggiam che si avventura lungo il corso del Nilo diventando un esploratore e facendo conoscenza delle popolazioni locali. Oppure lo studioso Carlo Ludovico Ragghianti, che nel 1979 fonda il Centro studi di storia delle arti africane, all’Università internazionale dell’Arte di Firenze”.

“La mostra – prosegue Romanini – offre la possibilità di abbinare la parte pittorica con tutta una serie di documenti e di descrizioni delle opere, con la chiara volontà di ricostruire storia e mitologia di un popolo liquefatto dalla colonizzazione. Ma dietro vi è anche la ricerca di un linguaggio universale che fa riferimento ad una memoria collettiva in cui tutti possiamo riconoscerci indipendentemente dalle diversità”.

Le opere in esposizione, cartoni di piccole dimensioni, su cui l’artista annotava le accurate osservazioni sull’esistente, nascoste sotto la superficie, documentano le varie fasi tematiche dell’artista, da quella dedicata all’alfabeto visuale Bété a quella de La gioia della nascita e L’umanità, che celebra la parentela, passando per quella de L’albero della vita e La leggenda Zakolo e le Pietre di Bekora, fino ad arrivare a L’Africa presenta la sua cultura, Visione del sole e quella celebre de La conoscenza del mondo. In mostra sono presenti anche alcune opere inedite, tra cui un rarissimo dipinto a olio su tela dell’artista ivoriano.

Nutrita la mole di documenti autografi e delle foto storiche, moltissime delle quali inedite e prestate per la prima volta dalla famiglia. Tra i documenti in mostra, numerosi testi poetici e saggi scritti dall’artista, epistole e curiosità, come il bozzetto originale dell’orologio progettato da Bouabré per Swatch.

Frédéric Bruly Bouabré ha esposto in prestigiosi spazi pubblici e privati internazionali, a partire dalla celebre mostra Magiciens de la terre, allestita nel 1989 al Centre George Pompidou di Parigi, che ha portato alla luce per la prima volta l’arte africana contemporanea, e la successiva Africa Remix, passando per il Guggenheim Museum di Bilbao, la Tate Modern di Londra e il Portikus di Francoforte. È stato inoltre protagonista di importanti manifestazioni come la Biennale di Venezia, Documenta di Kassel e la Biennale di San Paolo.