Nella chiesa di Santa Caterina la mostra fotografica di Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti

20 maggio 2021 | 16:36
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Nella chiesa di Santa Caterina la mostra fotografica di Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti
Nella chiesa di Santa Caterina la mostra fotografica di Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti
Nella chiesa di Santa Caterina la mostra fotografica di Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti
Nella chiesa di Santa Caterina la mostra fotografica di Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti

E’ visitabile dal giovedì alla domenica, dalle 17 alle 19

Una mostra fotografica nella chiesa di Santa Caterina. La gaia visioneè l’esposizione degli scatti di Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti visitabile da oggi (20 maggio) e dal giovedì alla domenica, dalle 17 alle 19.

“Sarah Binotto e Valentina Ramacciotti – spiega il curatore Alessandro Romanini – sin dall’inizio della loro formazione artistica, lavorano su concetti ed elementi strettamente connessi all’ambiente e alla natura, intese in tutte le loro declinazioni etiche, filosofiche, storico-artistiche, di memoria collettiva e di sensibilità ambientale. Lo sguardo fotografico della Binotto agisce in una dimensione di analisi e selezione dei referenti reali, su cui l’uomo è intervenuto, attivando un dialogo fra natura e cultura. La macchina fotografica svolge la funzione originaria di strumento in grado di fermare il tempo, cristallizzare i ricordi e tradurli in una forma tramandabile ai posteri. Lo sguardo femminile si declina anche nell’analisi di tematiche  prettamente sentimentali e dei legami umani, così pure in quelle in cui lo spazio urbano e la sua stratificazione antropica diventano il laboratorio delle relazioni umane rilette in una chiave diacronica”.

mostra fotografica 'La gaia visione'

“Valentina Ramacciotti, fotografa, scrittrice, artista e docente di materie artistiche, sviluppa una ricerca da oltre 20 anni, legata alla natura e alle sue funzioni di sismografo dello Zeitgeist – prosegue il curatore -. Natura colta nella relazione con la dimensione umana, con l’impatto, molto spesso traumatico, che quest’ultimo provoca. Da esperta narratrice, sviluppa un racconto fotografico in cui declina la dimensione umana in un contesto arcadico, dove incontrare la vita oppure come in questa particolare selezione da How killed myself la morte. Entrambe le fotografe, sono caratterizzate da una sensibilità iconografica femminile, per tematica e grazie del tocco, e da una relazione con la dimensione Gaia, nella sua dinamica etimologica, da Gea, la dea primordiale della mitologia greca, la potenza divina della terra. Affinché ogni visitatore possa rifondare una nuova visione, di questa nuova terra: la nostra, superstite ancora da salvare”.