Palazzo Mansi, nuova luce per gli arazzi fiamminghi del museo nazionale






Inaugurati gli strumenti illuminanti che consentiranno di valorizzare i 18 preziosi tessuti posti a fine Ottocento nelle sale delle allegorie degli elementi
Un errore impeccabile frutto di un probabile malinteso. E’ ciò che ha portato il mercante lucchese Ascanio Martini, emissario ad Anversa di Ottavio Mansi, a confondere la richiesta di tovaglie e telerie bianche con “tappezzeria finissima di disegno raro e foggia nuova”.
E’ da qui, da uno sbaglio datato 1668, che parte la storia lucchese dei diciotto preziosi arazzi fiamminghi custoditi nel museo nazionale di Palazzo Mansi. Arazzi di altissimo valore storico e artistico che da oggi (16 giugno) splendono di nuova luce, nel vero senso della parola. Nelle quattro sale delle allegorie degli elementi sono stati infatti collocati a terra dei corpi illuminanti che permettono di cogliere ogni colore e dettaglio delle Storie di Aureliano e Zenobia, raffigurate sui tessuti, opera di Geraert Peemans della Manifattura di Bruxelles su disegno di Justus van Egmont, allievo di Peter Paul Rubens.
Gli stessi colori e dettagli che colpirono l’ultimo erede della famiglia, Raffaele Mansi Orsetti che, a fine Ottocento, in linea con il gusto dell’epoca, decise di rispolverare quei preziosi arazzi – finiti nei meandri del palazzo dopo un invano tentativo di vendita da parte di Ottavio – per rivestire interamente le pareti delle quattro sale del piano nobile, che chiudono, con la sala dell’Alcova, il percorso degli appartamenti monumentali. Attratto più dall’estetica che dalla sostanza della narrazione, Raffaele impreziosì quei pannelli con cornici d’oro, collocandoli nelle stanze non in base alla logica della storia narrata ma a seconda delle dimensioni che risultavano essere più congeniali per adattarsi allo spazio.
E’ questo lo stesso criterio che ha guidato la ditta Zr Light con Erco nella realizzazione del nuovo impianto di illuminazione: piccoli paletti rimovibili collocati a terra e colorati secondo l’atmosfera della sala, in grado di interagire con l’ambiente senza interrompere la fruizione dell’opera ma anzi agevolandola. I corpi illuminanti ospitano infatti brevi didascalie delle scene raffigurate e consentono al visitatore di avvicinarsi ulteriormente ai dettagli degli arazzi.
“Un’illuminazione di alto profilo che restituisce a questi preziosi arazzi la loro bellezza – commenta soddisfatto il sindaco Alessandro Tambellini -. Uno dei difetti di questa città è proprio questo: la mole di meraviglie nascoste all’interno dei palazzi difficilmente si riesce a percepire dall’esterno e tende a rimanere estranea anche agli stessi lucchesi. Palazzo Mansi è un museo di altissimo valore artistico e non era affatto semplice trovare un’illuminazione adatta che non interrompesse la continuità di un linguaggio che traspare da ogni singolo elemento”.

Gli arazzi raccontano la triste storia di Zenobia, principessa di Palmira, antica capitale della Siria, che nel 272 d.C. difese fino allo stremo delle forze la sua terra dall’esercito romano guidato da Aureliano che tuttavia la sconfisse e la portò a Roma in catene d’oro. Una narrazione scomposta arricchita da arazzetti verticali con Storie di Antonio e Cleopatra inseriti da Raffaello Mansi Orsetti per coprire gli spazi vuoti lasciati dai grandi panni. Gli arazzetti o Pars Accomoda pur non coerenti col racconto principale, ne completano l’allestimento andando a rivestire completamente le pareti.
“Non è mai semplice trovare la giusta formula per illuminare i musei, soprattutto quando si tratta di esemplari unici come questo allestimento fiammingo – ricorda il direttore generale dei musei della Toscana Stefano Casciu -. Qui a palazzo Mansi l’opera di illuminazione è riuscita perfettamente grazie al contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Lucca che tramite l’art bonus, ha portato avanti un progetto di valorizzazione iniziato nel 2018 con l’allestimento illuminotecnico realizzato nella prima sala della Pinacoteca, sempre in collaborazione con Erco e Zr Light”.

“Adesso ci stiamo muovendo per migliorare la fruibilità di queste opere cercando di ampliare gli orari di apertura del palazzo e dei musei nazionali – aggiunge il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca Marcello Bertocchini -. Ciò che serve è che queste bellezze conservate in uno scrigno vengano scoperte dai turisti ma in primis dai cittadini lucchesi, per questo dobbiamo investire sulla promozione del nostro patrimonio”.
“Palazzo Mansi ha aperto le porte al pubblico nel 1977, dopo essere stato ceduto allo Stato ed è un testimone esemplare delle dimore dei mercanti lucchesi – racconta la curatrice dei musei nazionali di Lucca Giulia Coco -. Il ciclo di arazzi dal gusto ottocentesco oggi è un vero esempio di museo nel museo. Si apre nella sala dell’Allegoria della Terra col Trionfo di Aureliano e si chiude nella sala dell’Allegoria del Fuoco con Zenobia e Odenato alla testa del loro esercito, episodio, questo, che si svolge ben prima della cattura di Zenobia, figurata al cospetto di Aureliano nella seconda sala dedicata all’Allegoria dell’Acqua. Ogni scena è incorniciata da bordure decorate con ghirlande di frutta e fiori legate da nastri colorati, animali esotici, aquile e vasi. Dettagli che oggi, grazie a questa nuova illuminazione, non rischiano più di passare inosservati”.

“Attraverso un sistema di illuminazione ventricolare siamo riusciti a trasmettere una sensazione di tridimensionalità – concludono il responsabile di area per la Toscana Erco Sergio Stocchi e il responsabile della Zr Light di Campi Bisenzio Maurizio Morelli -. Corredati da led con grado di illuminazione adeguato ai parametri conservativi necessari, oltre a illuminare in maniera perfetta le superfici verticali restituiscono la magnifica e vivace manifattura di questi tessuti con valori consoni alla loro conservazione. Il tutto è stato possibile grazie a un lavoro di squadra che ormai va avanti da anni”.