Cappella di Santa Cecilia, un Mottettone in memoria di Gaetano Giani Luporini

1 marzo 2022 | 18:35
Share0
Cappella di Santa Cecilia, un Mottettone in memoria di Gaetano Giani Luporini

Il maestro scomparso domenica ha diretto per quasi un anno l’associazione musicale. Sua la musica sacra per la Luminara del 1995

Anche la Cappella di Santa Cecilia ricorda la figura di Gaetano Giani Luporini.

“Non tutti sapranno che nei primi anni Sessanta – ricordano dall’associazione – Gaetano Giani Luporini è stato direttore per quasi un anno della Cappella. Successe al maestro Gianfranco Cosmi, momentaneamente fuori Lucca, ed a Tito Berchiolli, violoncellista poi insegnante al conservatorio di Genova e stabile nell’orchestra di Sanremo. Giani Luporini viene ancora ricordato dai cantori veterani per la sua originalità e per il suo direttoriale ampio gesto scenografico. L’anticonformismo di persona mite viene dunque simpaticamente ricordato da chi ha avuto la fortuna di essere da lui guidato. Per la Santa Cecilia e per la festa di Santa Croce del 1995 compose un bellissimo Mottettone che rispecchia pienamente la sua poetica, la sua sapienza drammaturgica ed il suo stile di autore assolutamente padrone della tradizione ma costantemente volto alla sua reinterpretazione in chiave moderna. Curò anche il testo, rintracciando nel latino medievale brani che descrivono il Mistero della Croce. Una preponderante prima parte descrive il dramma terreno “per cui il creatore della carne/fatto carne, fu sospeso al patibolo”; la seconda è una preghiera, mentre quella conclusiva è a lode e gloria di Colui che “con la morte riportò la vita”. A questa tripartizione testuale fanno riscontro undici sezioni dalla chiara caratterizzazione che si traduce in un nitore non sempre connaturato alla musica contemporanea. La drammaticità della prima parte del testo chiama a sé una percussività esaltata da ottoni, tam-tam, timpani ed organo che sfocia in clusters, seguita da un ‘declamato quasi gridato’ del coro, che a sua volta si profonde in una fascia sonora con esplicita richiesta di adiastematicità sulle note più acute. La densità fonica è causata non solo dalle sovrapposizioni verticali, ma anche da una ritmica costantemente nervosa quando non nevrastenica, e da un’attenzione alla dinamica che porta a continui irrobustimenti ed assottigliamenti di sonorità. Il tutto in funzione drammatica: a creare cioè lo sbigottimento per un evento, la crocefissione appunto, tragicamente assurdo”.

“È da citare lo straordinario nunmero 30 della partitura, dove un denso tessuto polifonico permette ancora all’organo di ricamare politonalmente nell’acuto quasi a rendere palpabile “l’aroma del fiore sbocciato dalla croce albero di vita” – prosegue la Cappella di Santa Cecilia – Sulla declamazione ritmica del coro, una cellula dei timpani che per 13 battute gira su sé stessa ed accresce il senso di attonito che pervade l’evento capitale. Da questo momento in poi, in coincidenza con le fasi testuali della preghiera e del ringraziamento, la musica si distende sino a chiudere con un’Alleluia fugato che riaggancia in extremis una composizione dal carattere ‘centrifugo’ alla tradizione del Mottettone. Viene così confermato quanto a suo tempo Luporini ebbe a dichiarare: “La mia musica è sempre stata caratterizzata da una spiccata gestualità: la sua struttura cioè, non legata a tecniche rigidamente costituite, ma concretizzandosi in una mobilità liberamente articolata a seconda di estrosi impulsi intuitivi, conferisce al mio mondo sonoro una dinamica che definirei visualizzante azioni sceniche””.

Domenica (6 marzo), alla fine della messa delle 10,30 nellacattedrale di San Martino, il direttore della Cappella Santa Cecilia, maestro Luca Bacci, dedicherà alla memoria di Gaetano Giani Luporini l’Adoramus Te Christe dal Mottettone, dello stesso Bacci, In tempore difficultatis.