Addio alla fotografa Letizia Battaglia, nel 2017 fu ospite a Lucca a Dillo in Sintesi

Con i suoi scatti in bianco e nero aveva raccontato la mafia, le donne ma anche la Palermo più povera e ‘cruda’
Si è spenta ieri notte a Cefalù, nella sua Sicilia, la grande fotografa Letizia Battaglia. Ottantesette anni e una grinta da far invidia anche alle leonesse, con i suoi meravigliosi e indimenticabili scatti in bianco e nero aveva raccontato la mafia, le donne ma anche la Palermo più povera e ‘cruda’.
Letizia Battaglia è stata la prima fotografa italiana donna ad essere stata assunta in una testata giornalistica, trovandosi da subito a documentare l’inizio degli anni di piombo nella sua città. Anni, quelli, in cui ha potuto immortalare anche innumerevoli delitti di mafia, oggi scatti che resteranno nella storia. Poi una vita in politica, diventando prima consigliera comunale, poi assessora. Nel 1991 fu eletta deputata all’Assemblea regionale siciliana.
Battaglia, nell’estate del 2017, fu ospite a Lucca per l’evento Dillo in Sintesi: quel giorno arrivò nel complesso di San Micheletto con la sua frangia scarlatta, già provata dagli acciacchi di una vita lunga e piena.
“Ho smesso di scattare foto nel 1985 dopo aver vinto a New York il premio Eugene Smith – raccontò quel giorno in San Micheletto – Chissà perché io i premi li ho vinti sempre in America. Qua in Italia niente, nemmeno un riconoscimento, eppure ho fotografato Palermo, sono riuscita a far vedere cosa stava accadendo. In molti mi chiedono come si faccia a fare buone foto, e forse è proprio per questo che sono qui: la sintesi è un miracolo, una magia. Una buona foto si ha se esiste quella, se in ogni scatto riesci a mettere te stesso. Le tue gioie, le tue paure, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, i film che hai visto. Tutto di te deve convergere in un istante, uno solo…anche perché poi rischi che la foto venga mossa. Ma non basta tutto questo: ovviamente serve anche la passione, il temperamento. Se sono fascista devo fare foto fasciste, non posso andare a fotografare i lavoratori, chi si batte per i loro diritti. Magari mi verranno anche belle foto, ma non rimarranno. Non rimarranno perché non ci sarei io là dentro”.
“Se gli anni da deputato per me sono stati un vero fallimento, per quanto riguarda quelli da assessore invece, devo dire che in quei tempi ho avuto un grande amore. Oggi riguardo le mie vecchie foto, i miei archivi, e nonostante fossi innamorata di ciò che facevo dai miei album si sente che mancano gli anni in cui ho abbandonato la fotografia. Di quel periodo ho solo qualche pellicola, niente di più. Ma ero in politica, non potevo mettermi lì a far foto alla spazzatura. Sento questo vuoto molto forte, nel mio archivio pieno di cose. Ho forse sbagliato?”.
Oggi non solo Palermo, ma l’Italia intera, perde uno dei suoi simboli e dei volti più noti della fotografia.