Al via la nuova edizione di Photolux: 21 esposizioni raccontano le diverse facce dell’amore foto

Alla preview la moglie di Tinto Brass: "Ha un concetto alto dell'amare". Da domani (21 maggio) al 12 giugno saranno visitabili gli allestimenti in vari luoghi della città

Torna Photolux e lo fa con un’edizione completa, la prima dopo la pandemia, che si terrà da domani (21 maggio) al 12 giugno. La biennale internazionale di fotografia di Lucca, dopo la pausa del 2020 e l’edizione autunnale del 2021, fa il suo ritorno in un’edizione primaverile, ricca di un programma composto da 21 mostre dedicate al tema dell’amore, You can call it love, che non mancheranno di stupire gli appassionati.

photolux 2022

Tra i nomi più importanti, troviamo artisti del panorama internazionale, Seiichi Furuya, Erik Kessels, Robin Schwartz. Ma tra gli appuntamenti più attesi c’è senza ombra di dubbio, la mostra dal titolo Brass mon Amour dedicata a Tinto Brass, per la prima volta gli archivi fotografici del maestro del cinema erotico, verranno esposti al pubblico. Un vero e proprio percorso cinematografico e fotografico delle opere più famose, arricchita da documenti inediti, sceneggiature, bozzetti di scenografia, costumi, provini di polaroid, manifesti, lettere e molto altro.

Le 21 esposizioni sono ospitate in alcuni dei luoghi più prestigiosi della città, Villa Bottini, Palazzo Ducale, i sotterranei del baluardo san Colombano, la casermetta san Pietro, Palazzo Guinigi. Ma il ricco programma di Photolux si compone anche di una serie di iniziative collaterali, lettura di portfolio, conferenze, workshop e incontri con i protagonisti della fotografia internazionale.

Alla presentazione che si è tenuta stamani (20 maggio) a villa Bottini, di fronte alle opere dell’archivio di Tinto Brass, hanno partecipato il direttore artistico dell’evento, Enrico Stefanelli, il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, il presidente di Fondazione cassa di risparmio di Lucca, Marcello Bertocchini, l’assessore del Comune di Lucca con delega alla cultura, Stefano Ragghianti e la moglie del regista Tinto Brass, Caterina Varzi, anche musa del cortometraggio Hotel Coubert, del maestro.

L’erotismo è sicuramente uno degli aspetti più edificanti dell’amore ed una componente fondamentale – dichiara il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini -. Conosciamo il regista Tinto Brass e le sue modalità di rappresentazioni. La fotografia però, fissa le immagini, ed oggi in questa mostra possiamo ammirare una diversa visione delle sue opere”.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca è partner della manifestazione: “Come Fondazione siamo felici di sostenere Photolux – dice il presidente di Fondazione cassa di risparmio di Lucca, Marcello Bertocchini -, oggi siamo in una splendida location che è ideale per la mostra dedicata a Tinto Brass e si integra perfettamente. Inoltre la scelta del cambio di data è determinante, perché Fondazione tiene a differenziare le date dei vari eventi per non creare concorrenza tra loro”.

“Ripartiamo con un’edizione completa e con tante novità – precisa il direttore dell’evento, Enrico Stefanelli -, forti anche di una nuovo accordo triennale sottoscritto con l’amministrazione di Lucca. Il tema dell’edizione di quest’anno è l’amore in tutte le sue declinazioni, rappresentato attraverso le opere degli artisti, anche con anteprime mondiali. Nella location di Villa Bottini si affronta l’amore dal punto di vista dell’eros, alzando li sipario su uno dei più grandi archivi fotografici legati al mondo dell’erotismo, con una mostra dedicata al regista Tinto Brass e qui con noi oggi abbiamo anche la moglie Caterina Varzi”.

Per la prima volta si apre di fronte al pubblico l’archivio fotografico di Tinto Brass, qual è il concetto di amore che viene espresso da queste foto?

“La mostra è animata da un pensiero preciso di Tinto – dice Caterina Varzi, moglie del regista -, sono ateo, dice, ma se Dio esiste ed è amore, non c’è nessuno più di me vicino a Dio. Quindi ha un concetto d’amore molto alto”.

Nei film di esordio degli anni ’60, Tinto Brass si è cimentato in diversi generi cinematografici, il documentari, il western, la commedia, il giallo, per poi diventare il maestro dell’eros italiano. In che modo si è avvicinato al genere erotico?

“La mostra – spiega – racconta le due stagioni creative di Tinto, il primo periodo, appunto dei film più impegnati, come dice la critica e il secondo periodo che è quello dell’erotismo. E’ una differenziazione che viene fatta dai critici, in realtà lui non ritiene che ci sia questa suddivisione nella sua filmografia. Questo perché i suoi film sono legati dalla volontà di fare sperimentazione sul linguaggio, ed è il linguaggio sempre al centro del suo interesse, cosa dice un film per lui non è importante, ma lo è il modo in cui viene trattato l’argomento di cui intende parlare. Il passaggio al cinema erotico di Tinto è frutto di questa sua visione di ideali che rivoluzionano il cinema. La mostra offre allo spettatore la possibilità di conoscere un artista a tutto tondo che ha scritto i soggetti dei propri film, li ha girati e montati. Il montaggio attribuisce ai suoi film una cifra stilistica inconfondibile e possiamo dire che è possibile attraverso la mostra conoscere un artista a tutto tondo”.

Nel cortometraggio Hotel Coubert, la moglie interpreta la protagonista: “E’ stata sicuramente un esperienza molto forte – dice Caterina Varzi -, non ho però percepito l’imbarazzo, perché a mio avviso la nudità non toglie il mistero e Tinto a riprendere scene che possono essere considerate scabrose, ma che in realtà non lo sono”.

A completare il programma di Villa Bottini, altre tre mostre: PhotoBoox Award 2022, a cura di Eva-Maria Kunz, nella quale trovano spazio i dummies dei progetti finalisti e il progetto vincitore, Spin, del giapponese Yusuke Takagi, un intenso lavoro che affronta il problema dell’alcolismo e della dipendenza con un approccio intimo e molto personale. Takagi “ci invita nella sua storia familiare, mescolando nel modo più efficace materiale poetico, astratto e d’archivio, in una rotazione intergenerazionale”, come afferma la motivazione della giuria internazionale del premio, promosso con L’Artiere Edizioni; la mostra delle Residenze Mediterranee, progetto internazionale realizzato in collaborazione con il Centre Méditerranéen de la Photographie di Bastia, in Corsica, dove si presentano i lavori prodotti dalle artiste Ilaria Abbiento e Diane Moulenc durante le residenze in Corsica e a Lucca; l’esposizione degli studenti dell’ultima edizione Lab/Per un laboratorio irregolare, progetto didattico a cura di Antonio Biasiucci.

A Palazzo Ducale, il tema dell’amore è affrontato nella grande collettiva, dal titolo Say cheese! Un nuovo ritratto di famiglia, che indaga uno dei generi più praticati sin dall’invenzione della fotografia. Nel corso del tempo, artisti e fotografi hanno esplorato e re-interpretato il canone tradizionale di questo genere, adottando approcci differenti, dalla narrazione documentaria all’elaborazione concettuale, dall’utilizzo di materiali d’archivio alla staged photography. Nel percorso espositivo, i lavori di importanti autori – come Rinko Kawauchi, Masahisa Fukase, Gillian Laub, Trish Morrissey, Diana Markosian, Sunil Gupta, Annie Wang – accanto a quello di giovani fotografi – quali Diana Markosian, Leonard Suryajaya, Moira Ricci, Alba Zari – restituiscono la complessità di un termine utilizzato per esprimere un sistema di relazioni dalle molteplici declinazioni, non sempre ben definibile e facilmente rappresentabile. Ad arricchire la rassegna anche una selezione di materiali provenienti da due importanti archivi nazionali – Home Movies-Archivio Nazionale dei Film di Famiglia (Bologna) e Archivio Diaristico Nazionale (Pieve Santo Stefano, Arezzo) – nella quale la rappresentazione del gruppo familiare è affidata rispettivamente alle immagini in movimento dei filmati di famiglia amatoriali e alle memorie scritte conservati nei carteggi e nei diari privati.

Palazzo Ducale ospita anche una serie di mostre monografiche: Amelia & the Animals, dell’artista americana Robin Schwartz, un lavoro realizzato insieme alla figlia Amelia nell’arco di circa vent’anni grazie al quale il visitatore sarà accompagnato in un vero e proprio viaggio all’interno del mondo che l’uomo abita insieme agli animali; Feste religiose in Sicilia, il reportage che Ferdinando Scianna, ventenne, ha realizzato per illustrare la sua tesi di laurea in antropologia culturale, pubblicato nel 1965 con la prefazione di Leonardo Sciascia in quello che è oggi considerato un libro seminale della fotografia italiana moderna; Delight in Colour: Autochromes and the Garden, una mostra in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra, che presenta una selezione di oltre sessanta autocromie che celebrano l’amore per la natura, dalla preziosa collezione del museo britannico; la mostra di Michael Swann, An Ascension, vincitore della terza edizione dell’intarget: Photolux Award, open call internazionale, promossa in collaborazione con intarget:; la proiezione dei lavori finalisti del Prix Pictet 2021, uno dei più importanti premi internazionali di fotografia.

In anteprima italiana, nella sede di Palazzo Guinigi, la monografica di Seiichi Furuya con il progetto Face to Face, 1978-1985: dopo la pubblicazione di cinque libri intitolati Mémoires, per la prima volta l’autore confronta le sue immagini con quelle scattate dalla moglie, aggiungendo un capitolo importante al percorso portato avanti da oltre trent’anni con l’intento di custodire, elaborare e celebrare la memoria della compagna scomparsa Christine Gössler e dei sette anni d’amore vissuti insieme. Nella stessa sede, anche Pimo Dictionary, il vocabolario domestico creato dall’artista cinese Pixy Liao insieme al compagno Moro

Altra anteprima italiana è quella di Erik Kessels, un’installazione site-specific del sedicesimo capitolo del suo In almost every picture, sexy sofa, dedicato alla creatività erotica messa in scena nel salotto di casa dai due coniugi olandesi Noud e Ruby, negli anni sessanta. La mostra sarà ospitata in una sede nuova per il Festival: le Scuderie Ducali (ex Museo del Fumetto), dove il percorso espositivo prosegue con altre cinque mostre. Simone Cerio, con Religo, un lavoro che indaga la relazione tra fede e omosessualità all’interno della Chiesa cattolica; Marta Bogdańska, con Love that dare not speak its name, primo capitolo di un ambizioso lavoro dell’artista e attivista polacca che intende tracciare le biografie queer di figure significative della letteratura, della cultura e dell’arte; Marco Tiberio con Enlarge Magazine, un viaggio visivo e ironico attraverso gli strumenti che dovrebbero aiutare gli uomini ad accrescere le dimensioni del proprio pene e diventare “amanti migliori”; Laura Lafon e Martin Gallone con You Could Even Die For Not Being A Real Couple, in una mostra a cura di Florent Basiletti e in collaborazione con la Manuel Rivera-Ortiz Foundation di Arles, che indaga il tema dell’amore in un contesto politico e sociale complesso, quello dei territori curdi della Turchia dell’Est, dove d’amore si può persino morire per rigide leggi e convenzioni imposte dalla legge e dalla tradizione patriarcale. E una mostra che esplora il tema dell’amicizia, la Philia degli antichi greci, attraverso una selezione di più di venti libri fotografici, che daranno al visitatore la possibilità di una contemplazione intima e personale dei progetti attraverso lo strumento che per sua natura è sempre stato spazio autentico dell’espressione fotografica: il fotolibro.

Nella sede della Casermetta San Pietro, in collaborazione con il circolo culture club, la monografica dedicata a uno dei lavori più noti del fotografo italiano Stefano De Luigi, Pornoland redux, nel quale l’autore, quasi un’ombra sul set, riscrive le dinamiche di un immaginario ormai cristallizzato, quello legato al cinema pornografico.

Chiude il percorso espositivo il Sotterraneo del Baluardo San Colombano che ospita la mostra dei vincitori del World Press Photo 2022 e del vincitore del Romano Cagnoni Award 2022, Nicolò Filippo Rosso con Exodus, progetto a lungo termine che porta una testimonianza preziosa sulle condizioni di diseguaglianza sociale, di mancato accesso ai diritti primari e di difficoltà estrema nell’acquisizione delle libertà fondamentali, che caratterizzano il fenomeno delle migrazioni in America Latina.

“La selezione di autori presentati nell’edizione 2022 di Photolux – sostengono i componenti della direzione artistica del festival – porta in luce la molteplicità di approcci possibili, alcuni inediti e contemporanei, altri più classici e tradizionali, al tema dell’amore, che si traducono nel racconto di storie e incontri unici e diversi tra loro, dove ognuno di noi può ritrovare un po’ di se stesso”.

“Costruendo la proposta espositiva di You can call it love abbiamo pensato alla fotografia non più come specchio né come finestra – citando la distinzione storica di John Szarkowski –, ma come una macchina a raggi X, capace di vedere attraverso di noi e dare voce ad alcune sensazioni, desideri, emozioni che neanche sappiamo di avere”.

“Il greco antico – proseguono i componenti della direzione artistica del festival – utilizzava diversi termini per definire le possibili declinazioni dell’amore; la maggior parte delle lingue moderne non è così precisa. Il lessico a nostra disposizione sembra, per pudore o per inadeguatezza, non riuscire a delineare nella sua completezza il caleidoscopio di sentimenti che la vita ci offre ogni giorno, comprimendo così le molteplici sfumature di quello che, per comodità, siamo abituati a chiamare Amore. La fotografia ci restituisce una rappresentazione stratificata e poliforme dell’Amore, ed è proprio nella molteplicità del linguaggio fotografico che si riversano le infinite possibilità del ‘discorso amoroso’ di cui parlava Roland Barthes: un discorso frammentario, perché complesso, ma necessario e, nella sua inafferrabilità, onnipresente nella vita di ognuno di noi”.

Le mostre a Villa Bottini (biglietteria e bookshop) sono visitabili dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 19,30, in tutte le altre sedi, dal lunedì al giovedì dalle 15 alle 19,30 mentre dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 19,30. Il costo del biglietto è di 20 euro l’intero, 18 il ridotto, e 10 euro per la singola sede.

Domani sera (21 maggio)  alle 20,30, dopo i saluti istituzionali, si terrà alle Scuderie Ducali in piazza San Romano, il Photo-Jouer, un’occasione aperta a tutti per scoprire da vicino il mondo della fotografia. Un vero e proprio gioco a quiz dove tre squadre si daranno battaglia, guidati da Andrea Laudisa, fondatore del Bitume Photofest di Lecce, e dall’attore Daniele Milano. Tre squadre, dunque, che risponderanno a domande sulla fotografia, la cultura dello scatto e tanto altro: la prima sarà composta dagli studenti dell’accademia di Belle Arti di Firenze, la seconda sarà quella quella degli Spazi Fotografici di Sarzana, mentre la terza, All Stars Lucca vedrà in campo amici e collaboratori di Photolux Festival.

La giuria, infine, sarà composta dal fotografo Massimo Vitali, da Marcel Fortini, direttore fondatore del Centre Méditerranéen de la Photographie di Bastia, e Chiara Bardelli Zonino, photo editor di Vogue. L’evento è aperto a tutti.

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