Lucca a luci rosse, un tour tra i vicoli peccaminosi riscopre i bordelli della città

L’iniziativa organizzata ieri (29 maggio) da Giada Dada Tour e Gabriele Cinquini
Una passeggiata tra i vicoli peccaminosi di una Lucca che fu. Questa è stata la premessa di Lucca a luci rosse l’evento promosso da Giada Dada Tour e Gabriele Cinquini che si è svolto ieri pomeriggio (29 maggio) a partire dalle 16 da piazza della Cittadella a Lucca.
Questo affascinante itinerario si interroga in prospettiva culturale ed antropologica sulla prostituzione e sui costumi sessuali della città: Lucca è stata all’avanguardia o al contrario bigotta nell’affrontare il tema della sessualità? Lucca ha una lunga storia d’amore ed odio nei confronti del mestiere più antico del mondo già iniziata nel corso 1300, per poi consolidarsi durante il 1500 quando le case chiuse vennero collocate nella zona della “cuoiaria” oggi conosciuta come “pelleria”. A inizio 1900 invece era possibile trovarle da tutt’altra parte, non lontana dal Duomo.
Tre erano i bordelli che a partire dal XX secolo allietarono o infastidirono la vita notturna e diurna della città: Da Nuccia, I tre scalini e La Maison des oiseaux. In via Dogana, dove attualmente ha sede l’hotel San Martino e Diana si trovava poi una casa chiusa d’eccellenza il Primavera: finemente arredato, sfarzoso ed elegante, questo luogo veniva frequentato esclusivamente dall’élite lucchese. Interessante è inoltre constatare il modo in cui costumi sessuali e storia si intreccino: è il caso del particolare provvedimento voluto da Cavour che dispose una suddivisione per categoria delle case di piacere: infimo (terza classe) medio (seconda classe) ed alto. In seguito alla legge Merlin fu vietato il controllo diretto sulla prostituzione da parte dello Stato, da parte di soggetti privati e pubblici, rendendo da quel momento la prostituzione un atto legalmente perseguibile.
“Questo tour – afferma Giada Paolini organizzatrice dell’evento – è affrontato con leggerezza ed ironia, anche se la finalità di questa particolare proposta culturale viene fraintesa, soggetta a facili ironie e talvolta a volgarità. In realtà l’obiettivo è quello di restituire dignità alle donne che nel corso del tempo, sono state costrette dagli uomini, da circostanze sociali o stupri subiti a svolgere questo lavoro che inevitabilmente le ha bollate a livello sociale. Il fatto che sia una donna a proporre questo genere di itinerario desta ancora perplessità da parte di coloro che non capiscono che questo è un pretesto per parlare senza tabù a proposito di sesso e di prostituzione, oltre che rappresentare l’ennesima chance per conoscere Lucca al di fuori dei soliti itinerari turistici”.