Camaleontico Caparezza: sul palco del Summer Festival un ritorno esplosivo
Un vero concerto spettacolo davanti ad una folla di oltre 10mila fan
Nessun addio alla musica ma ancora tanta voglia di cantare e trascinare la folla. Lo ha dimostrato senza mezzi termini questa sera (1 luglio) un camaleontico Caparezza che è tornato a infiammare il palco del Lucca Summer Festival per il terzo appuntamento del 2022, il primo senza posti a sedere e con oltre 10mila spettatori. Un concerto con effetti speciali quello di Caparezza, che si è trasformato infatti in uno spettacolo a 360 gradi con cartapesta e performer che si fondono sul palco con la musica di quello che ormai incarna (e letteralmente è) un mostro da palcoscenico.
È cambiato rispetto a quel 2018 che lo vide portare in piazza Napoleone Prisoner 709, un disco introspettivo in cui l’artista affrontava tematiche molto personali legate a momenti psicologici tormentati. Adesso questo tormento si fa mistico e illuminante con Exuvia, album in cui il rap diventa mero linguaggio che annienta e ricostruisce, riscrivendo le regole – linguistiche e musicali – di un viaggio ricco di citazioni e metafore. La muta degli insetti rappresenta, per il cantante pugliese, una sorta di rito di iniziazione, il passaggio a una nuova vita. Lo ha raccontato lo stesso Capa ospite lo scorso autunno del Lucca Comics and Games per presentare la copertina della versione vinile dell’ultimo disco, illustrato proprio dal lucchese Simone Bianchi. Sul palco non nasconde la sua passione per la città e per il fumetto, parla di cambiamenti, a quattro anni dall’ultimo tour.
Il concerto-spettacolo, come lo stesso Michele Salvemini racconta, è “una pausa di due ore dalla realtà”, perché si sa: “art is better than life”. Pausa che, come accade sempre durante le sue esibizioni, si arricchisce di incursioni e performer che recitano e ballano insieme a lui, davanti a scenografie che cambiano a ogni canzone.
Parte la musica, sdraiato su un letto di alberi il Capa parte con Canthology, ruotando su se stesso grazie a ballerino che per l’occasione si fanno arbusti, in quella foresta dove le persone si perdono e si trovano. Ballerini che rimangono per accompagnare la recitazione ‘in fuga dal disco precedente’ con il Capa che si fa lumaca in Fugadà una mano di metallo. Un guscio, di paranoie e pensieri, che Michele sì è scrollato di dosso con l’album Exuvia. Un performer vestito da uccello strimpella un flauto, così Michele trasmette al pubblico l’acufene, malattia che lo affligge sulle note di Larsen, un racconto di vita e diagnosi personale per poi tornare all’album del 2021 con Campione dei Novanta che porta sul palco una mega audiocassetta, che diventa una ghigliottina per il cantautore pugliese. Il Capa va avanti con la performance in uno spettacolo che sembra e di fatto è Contronatura, con un dragone cinese che attraversa il palco ballando. Poi il momento del grande classico – come sempre accompagnato dalla spiegazione del cantante intellettuale – con Mica Van Gogh per dopo mascherarsi in ‘Eyes Wide Shut‘. Poi la musica torna intima e il Capa trova la chiave, ‘Una chiave’, passepartout per far cantare a squarciagola il pubblico. È il bianconiglio a portare il concerto nel ‘Mondo dopo Lewis Carroll’.
Poi è stata la volta di Goodbye Malinconia per entrare in China Town e finire ne La certa. Il viaggio del Capa entra poi nel vivo de El sendero, primo singolo uscito dell’ultimo album. La scenografia si sposta a Cernobyl in Come Pripyat, in un mondo che “perde l’utilizzo dell’ascolto”. E qui la citazione di Lodovico Ariosto e l’ingresso di Orlando, Angelica e Medoro sul palco e una rivisitazione ai tempi di oggi che trova in Capa lo schietto narratore. Chi ci salverà? Astolfo, direttamente dalla luna. Una “pantomima” per alzare i telefoni su Vengo dalla Luna.
E poi il gran finale con Abiura di me, Zeit, La scelta, Ti fa stare bene. Seguono alla fine Exuvia, Vieni a ballare in Puglia, Fuori dal tunnel.
(Foto di Andrea Simi)