Evento musicale sulle Mura, l’ex direttore artistico del Francigena Festival: “Non si strumentalizzino politicamente le idee”

Fabrizio Datteri dopo la polemica sollevata dal consigliere Del Giannini: “Si rispetti chi lavora senza creare appuntamenti a spot o vantarsi di aver speso poco o niente”
E lucevan le stelle, prosegue il dibattito sulla manifestazione dello scorso 10 agosto. A intervenire è l’ex direttore artistico del Francigena Music Festival, Fabrizio Datteri, che ideò Le Mura in Musica nel 2014, la manifestazione evocata dal consigliere Pd Gianni Giannini nel suo articolo di commento all’evento.

“Il progetto – dice – fu realizzato dal Francigena Festival, di cui ero direttore artistico dalla sua nascita, il 2010, al 2015, iniziativa che fu accolta dall’amministrazione in occasione dei festeggiamenti per il 500esimo anniversario delle nostre Mura. Ancor più nello specifico, a onor del vero, l’idea iniziale era stata del graphic designer Maurizio della Nave, nostro collaboratore, poi trasformata e ottimizzata dal sottoscritto per risultare realizzabile economicamente e funzionalmente”.
“Ne venne fuori uno spettacolo – ricorda – in cui sei pianisti lucchesi suonarono in contemporanea, ognuno in baluardi differenti, varie composizioni scritte appositamente per l’evento da alcuni compositori, lucchesi anch’essi o legati alla nostra città. I pianisti erano collegati l’un l’altro per poter realizzare in sincronia le composizioni; da ogni postazione si poteva ascoltare l’insieme, grazie a un sistema di collegamenti e amplificatori, cosicché il pubblico poteva realizzare quasi per intero il percorso della cerchia delle Mura, potendo sempre ascoltare tutti e sei i pianisti. L’idea delle Mura come abbraccio musicale, ma anche come virtuale percorso francigeno, furono i motivi fondanti”.
“Non so se Le Mura in Musica, come dice Giannini – commenta Datteri – sia stato l’elemento ispirativo di E lucevan le stelle; non è questo il punto. Questo mio intervento vuole essere un’esortazione per chiunque a non strumentalizzare politicamente o fattivamente le idee, ultimo baluardo di una libertà individuale di pensiero creativo, quando esse sono originali, interessanti o anche solo belle; si possono accogliere, sviluppare o modificare, prenderci spunto, ma sempre consapevoli di non avere il diritto di ergersi a detentori assoluti, quando non lo siamo. Magari anche talvolta avere l’umiltà di informarsi su quanto è stato fatto precedentemente ed eventualmente condividerne i meriti”.
“Se veramente si crede che la musica e l’arte siano elemento essenziale del nostro vivere – dice ancora Datteri – sia in termini educativi, sia economici, ma anche per la nostra umanità, evitiamo queste querelle che deviano dai veri punti focali. Iniziamo a rispettare chi ci lavora (perché gli organizzatori e gli artisti sono professionisti come tutti gli altri: a fronte di un concerto di un’ora, vi sono anni e anni di esperienza e studio costante), senza creare solo eventi unici, a spot, o, dall’altro versante, vantarsi di aver speso pochissimo o niente per eventi”.
“Lavoriamo per realizzare un sistema culturale che prenda concettualmente i principi funzionali dell’ecologia (concezione che elaborai nel lontano 2012… altra idea, prima non accolta, barbarizzata e resa superficiale poi nel corso degli anni successivi) – conclude – che, non a caso, sono la crescita e lo sviluppo attraverso l’interazione, la collaborazione, l’utilizzo delle risorse in senso sinergico”.